Leggo dal Sole24ore: "L’85% degli italiani ritiene che il sistema fiscale del nostro Paese sia poco o per nulla equo. Il 78% pensa che l’articolo 53 della Costituzione, in base al quale tutti sono chiamati a concorrere "alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva" e secondo criteri di progressività, non sia per nulla rispettato.
I giudizi negativi emersi dall'indagine realizzata a settembre dall’Istituto Demopolis per Oxfam Italia sono altissimi e, anche se non è una novità, rappresentano il segno tangibile del livello di sfiducia di gran parte dell’opinione pubblica nel sistema statale".
E fin qui ci siamo abituati e i dati non sorprendono affatto. Ciò che pare incredibile è il grande e diffuso consenso per una tassazione più concreta per le grandi ricchezze, di cui quasi tutta la politica sembra essersi dimenticata.
"Il sondaggio rivela anche che il 70% degli italiani sarebbe favorevole a un’imposta europea sui grandi patrimoni, che in Italia si applicherebbe allo 0,1% più ricco della popolazione, cioè circa 50mila cittadini, con patrimoni netti superiori ai 5,4 milioni di euro.
In generale, due italiani su tre ritengono che i super ricchi dovrebbero essere chiamati maggiormente a far fronte ai bisogni della collettività".
Per il 67% bisogna aumentare la tassazione per i molti ricchi, aumentando la progressività delle imposte (attualmente il sistema è regressivo, come abbiamo denunciato più volte da questi schermi). Il 16% si limiterebbe a un incentivo alla filantropia e il 20% sarebbe per il mitico meno tasse per tutti (che si è rivelato un meno tasse solo per alcuni, quelli che stanno meglio).
Anche tra gli elettori dell’attuale maggioranza, la maggior parte degli elettori delle tre forze politiche al governo si dichiarano favorevoli (anche se di misura sui contrari).
Resta da capire perché progressività e patrimoniale siano ancora parolacce per la politica contemporanea. Chissà di chi hanno paura, le forze politiche: del potere economico? Dei loro sostenitori più facoltosi? Della rivolta delle cosiddette élite, che invece dovrebbero essere le prime a riconoscere l’insostenibilità della situazione e a farsene carico? O, forse, più semplicemente, della propria “ombra”?
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