Chi l'avrebbe immaginato, il 7 ottobre. Dal massacro di Hamas sono passati più di 300 giorni ma la vendetta di Israele non accenna a placarsi. Hanno distrutto tutto, ma la distruzione non è mai abbastanza.
Ogni età, ogni professione, ogni categoria umana ha la sua statistica di morti, feriti mutilati: bambini, donne, giornalisti, medici, infermieri, professori, studenti, padri e madri. È stato colpito direttamente il 10 per cento dei palestinesi di Gaza.
E più cresce lo sterminio, meno i nostri media se ne rendono conto. Le stragi continuano ad essere “raid”, i massacri “combattimenti”, le scuole “basi di Hamas”, il genocidio “guerra”.
Ma come dice Edgar Morin, sociologo ebreo francese di 103 anni, “nonostante il silenzio, noi dobbiamo continuare a testimoniare”. A generare emozioni, narrazioni, reazioni. Perché i nostri grandi giornali, le radio e le tv non cambieranno. Aspettano che sia espunta la vita dalla Striscia per poter titolare "Sono morti". Sta a noi non lasciargli l'ultima parola.
“Gaza, la scorta mediatica”, di Raffaele Oriani, è disponibile sul sito di People e in libreria.
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