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Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Pipì di lotta e di governo

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Dopo tanta attesa, la conferenza stampa di Giorgia Meloni si è infine tenuta, oscurata purtroppo dalla lite a distanza fra Linus e Cecchetto. Sarà che non c’era poi granché di interessante, nel suo contenuto, o anzi c’era dato l’altissimo livello di fregnacce e vaghezze espresse, ma non fa notizia perché tanto a quella metà dell’Italia che la sostiene non interessa che la premier dica la verità, e l’altra metà parte dall’assunto che comunque non la dice, e così sia. Quindi, la cosa che resterà negli annali - ehm - è stato il momento pipì, o almeno supponiamo che di questo si trattasse. Colpo di teatro o vera necessità? L’Italia si interroga, regalando a Meloni il suo momento “Giovanni, neanche io vado dal barbiere”, giusto un filo meno elegante, ma molto in linea con il personaggio, va detto.

 

Qualcuno, sui social, ha osato dire l’inosabile, ovvero che “persino Conte era meglio”, e lì si è aperto un baratro: perché Conte, nelle sue due incarnazioni, ne faceva di sparate, ma con una tecnica tutta diversa, a lui piaceva prenderci per sfinimento, specialmente in quelle eterne conferenze stampa serali in periodo Covid, quando anche i meno interessati comunque si sintonizzavano per sapere se il giorno dopo avrebbero potuto uscire per pisciare il cane. Priorità. Le analisi, dopo la maratona lunga (nel senso che il record nella maratona, quella vera, è di due ore, Meloni invece ha sforato le tre), sono non a caso opposte: qualcuno ci ha visto segni di grande difficoltà, l’inizio di una fine e di una crisi che potrebbe aprirsi già quest’anno, altri l’hanno giudicata più forte di quanto non fosse 12 mesi fa. Questo soprattutto sulla base di una tesi affascinante: è più forte perché resiste persino all’idiozia della gente che la circonda. Trattasi di tesi non tanto perché vada dimostrata l’idiozia, ce n’era stato un fulgido esempio giusto pochi giorni prima a Rosazza, ma perché nel caso si prefigurerebbe Giorgia Meloni come una monade, indipendente dal sistema complesso che la circonda. E questo ovviamente non è possibile. O meglio, non dovrebbe.

 

Lei, comunque, sembra intenzionata a misurare la sua popolarità alle prossime europee, e può darsi che questo porti gli altri leader a fare lo stesso. Recependo alla grandissima le parole pronunciate da Mattarella nel suo discorso di fine anno, quando ha parlato di partecipazione con un riferimento esplicito ad astensionismo e disaffezione, alle europee potremmo avere i leader di Fdi, Lega, Azione, IV, M5S e Pd capolista in tutti i collegi. Questo sì, che fa venir voglia di lasciare la grigliata in famiglia per andare al seggio, ottima idea. Del resto, l’Europa è quell’entità decisiva, nelle nostre vite di tutti i giorni, tutti i giorni dell’anno, sempre, tranne quando si vota per essa, in quel caso si sospende giusto il tempo della campagna elettorale per testare il gradimento di partiti e capipartito. Lungimirante.

 

Quindi, ricapitolando, la conferenza stampa serve a non dire assolutamente niente di rilevante, o comunque di vero, e le elezioni europee servono alla qualsiasi, tranne che a parlare di Europa, e avanti così. Se qualcuno per caso stesse invocando l’asteroide, smetta di aspettare, l’ha trovato: siamo noi. Va detto che non ci si può aspettare molto di più, da un clima culturale in cui le persone a cui diamo più credito e seguito sono tizi e tizie che accumulano milioni e milioni di followers per non fare assolutamente niente di rimarchevole: non progettano ponti, non operano a cuore aperto, non rivoluzionano le arti, si limitano a farci vedere le loro giornate mentre indossano capetti e mangiano al ristorante. Le nostre aspettative erano basse, ma porca zozza, per citare le immortali parole di qualcuno che ora non ci sovviene.

 

Come controprova, basti dire che proprio Meloni è tornata di nuovo ad attaccare Chiara Ferragni, unica vera sua intuizione a proposito del perimetro in cui ci muoviamo. Se quella ha costruito un impero sostanzialmente sul nulla, se non sulla promozione di se stessa, con la stessa materia si potrà ben governare una nazione sempre più marginale e confusa. Che poi, tutto intorno, imperi il caos, questo conta poco. Verrà tagliato in post-produzione.

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