Nella conferenza stampa svoltasi ieri, il Ministro Fitto ha annunciato – gaudio magno nuntio vobis – che la Cabina di Regia del PNRR ha approvato la proposta di modifica relativa a 10 dei 27 obiettivi previsti per il primo semestre del 2023, dal raggiungimento dei quali dipende la possibilità per l’Italia di richiedere a Bruxelles il pagamento della quarta rata di finanziamenti da 16 miliardi di euro.
Spero mi perdonerete il tiepido entusiasmo, ma occorre tenere a mente che della terza rata del PNRR (19 miliardi richiesti a dicembre 2022) non abbiamo ancora visto un euro e che anche per la quarta i passi da fare sono ancora molti: ottenuta l’approvazione del team italiano, la proposta di modifica va tramessa alla Commissione Europea per la revisione formale, dopo la quale sarà possibile inoltrare la richiesta di pagamento, cui seguirà la fase di verifica da parte dell’Europa (il famoso assessment sul corretto raggiungimento degli obiettivi che, per la terza rata, sta appunto durando da oltre 7 mesi). La luce in fondo al tunnel è un’illusione ottica.
In realtà proprio su questo aspetto si sofferma gran parte dell’intervento del Ministro, che parla di correzioni messe a punto a quattro mani con Bruxelles nei mesi scorsi, in modo da prevenire tempi eccessivamente lunghi per le verifiche propedeutiche al pagamento. Una giocata d’anticipo che eviterebbe lo slittamento al prossimo anno dell’incasso di fondi che sono stati messi a bilancio per il 2023, eventualità che costituirebbe un duro colpo per le finanze pubbliche (ma ad esplicita domanda da parte di una giornalista presente in aula, Fitto glissa e parla di tutt’altro…).
Non entrerò nel merito degli obiettivi revisionati (fra gli altri: le gare andate deserte per le colonnine di ricarica dei mezzi elettrici in aree extra-urbane e per la mobilità ferroviaria “ad idrogeno”, la richiesta di più tempo per emanare i bandi relativi agli asili nido): nelle prossime settimane emergeranno dettagli tecnici più precisi.
Una cosa che, invece, mi preme sottolineare è il modus operandi.
Innanzitutto, più volte il Ministro torna sul tema dei ritardi sull’attuazione del Piano, a suo parere solo presunti (“il dato del ritardo è un dato che andrebbe circoscritto e individuato”, qualunque cosa questa frase significhi) e in ogni caso non imputabili a questo Governo. Viene sottolineato come solo tre paesi in Europa abbiano chiesto il pagamento della terza rata e nessuno quello della quarta, “quindi se noi siamo in ritardo, gli altri che situazione hanno?”. Ma, caro ministro, non è una gara in cui siamo bravi se non arriviamo ultimi. Si tratta di riuscire a spendere le fonti di finanziamento richieste e di riuscire a farlo bene e in tempi utili – proprietà imprescindibili di ogni spesa pubblica e che, ricordiamolo, non sono mutuamente esclusive: rinegoziare scadenze ed obiettivi al solo fine di centrare l’ottenimento delle rate, senza avere come priorità il fatto che questi soldi vengano spesi bene (leggasi: in modo efficace e sostenibile anche dopo il PNRR), non è il modo giusto di gestire denaro pubblico.
Un secondo aspetto che a mio parere salta all’occhio è la mancanza di trasparenza. L’esecutivo appare sempre molto restio a confrontarsi sullo stato di avanzamento del PNRR, come evidenzia nel suo intervento la stessa giornalista citata poc’anzi, quasi che Fitto ci stia facendo un favore nel concederci questo incontro: “Ognuno può scrivere quello che crede, ma non è che questo giustifichi (il congiuntivo l’ho aggiunto io) la necessità di fare una conferenza stampa”. Detto da uno che ha appena passato buona parte dell’incontro a lamentarsi delle fake news che circolerebbero e delle imprecisioni sul tema dei ritardi, fa quantomeno sorridere. E ancora “La conferenza serve a comunicare un risultato raggiunto”: premesso che la trasparenza sull’operato delle istituzioni pubbliche deve riguardare tutto, non solo le belle notizie, dovremmo quindi dedurre che la quasi completa assenza di comunicazioni negli ultimi mesi sia specchio del mancato raggiungimento degli obiettivi perseguiti?
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