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  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Poltrone e Sovrà

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“Affrettatevi, la promozione termina domenica”: si sarebbe potuto intitolare così il comizio che Giorgia Meloni ha tenuto lo scorso weekend ad Atreju, come la chiosa di uno di quegli spot a cui ormai non si presta più nemmeno attenzione, tanto si sa già che si ripeteranno uguali la settimana successiva. E invece, la promozione di Poltrone e Sofà, anzi, Poltrone e Sovrà, questa volta è finita per davvero. Non come il mercato di maggior tutela dell’energia (ricordate? Ne parlavamo due Bolle fa, quando sembrava finito una volta per tutte. E invece, zitto zitto, è stato prorogato di nuovo, questa volta fino a luglio: siamo un Paese incredibile), e non come il “divano in vera pelle con poggiapiedi e schienale reclinabile”, no: signore e signori, la Meloni statista, europeista, rassicurante, che mostra il manganello in casa ma sa come comportarsi sui palchi internazionali, è finita, terminata, sold out come neanche una tuta grigia penitenza di Chiara Ferragni.

 

È successo, ovviamente, sul fatidico voto riguardante il famoso Mes, uno sgarbo, anche qualcosa di più, un ritorno alle sirene sovraniste dopo aver sperato che l’Europa premiasse le buone maniere della nostra premier su regole del debito e migranti. Invece, nisba, i soliti francesi e tedeschi si sono accordati per i fatti loro, qualche concessione è caduta come briciole da un tavolo ma più per caso che per bravura, anche se così ne parla Giorgetti che, poveraccio, in qualche modo si deve pur giustificare. Che frustrazione: mesi e mesi a ripetere con dovuta dizione “la rana in Spagna gracida in campagna”, come una Audrey Hepburn minore in un Pigmalione di George Bernard Shaw rappresentato su qualche scalcagnato palco oratoriale di periferia, ma non è servito a niente, l’Europa alla fine ha dimostrato di sapere molto bene che la nostra (sigh) non è una my fair lady ma la solita pesciara di sempre. Sarà che Mattarella non ci pensa proprio, appunto, a fare da Pigmalione di questo Governo, e anche sulle provocazioni istituzionali si è guardato bene dal rispondere direttamente e dal farsi trascinare da La Rissa, pardon, La Russa, sì insomma, la seconda carica dello Stato, in teoria.

 

Qualcosa, in effetti, si poteva già intuire dal contenuto proprio di quel comizio alla “sua” festa, giacché - con appuntamenti domestici e internazionali così delicati alle porte (oltre alle questioni europee, l’orrida manovra) - è ben strano che una presidente del Consiglio ritenga di dover dare priorità a un dissing con una influencer, da qualcuno subito incoronata come “la vera opposizione a questo Governo”, con un tempismo non proprio azzeccato viste le notizie di cronaca che sono seguite subito dopo. Una lungimiranza simile a quelli che, da sponde teoricamente opposte, hanno accettato di andare ospiti dello stesso consesso per amore del confronto democratico, più o meno: da Minniti (figuriamoci) a Violante, da Calenda a Renzi (vedi che alla fine qualcosa su cui concordano c’è), da Michele Emiliano ad Anna Paola Concia, che aveva appena tentato di aggiudicarsi l’equivalente della parte del rabbino collaborazionista Bengelsdorf in Complotto contro l’America di Roth come consulente del Governo su educazione alle relazioni. Ma hanno scelto il weekend sbagliato, hanno scelto di bersi una birra nel caratteristico bar nazi proprio la sera in cui si pianificava la Kristallnacht: di nuovo, pessimo tempismo.

 

Poi vabbè, ci sarebbe il piccolo dettaglio che questa grande rottura, questa giravolta, questo telefonato colpo di scena in cui il cattivo si leva la maschera e mostra di essere sempre lui, anzi sempre lei, la versione aggiornata e corretta dello Stanislao Moulinsky di Bonvi, è una roba che - sicuro come i treni che non si fermano a richiesta quando tardano - gli italiani ancora non hanno ben capito cos’è (il 51 per cento, secondo Demopolis), il Sarchiapone supremo, sì insomma, il chiacchierato Mes. Ma non importa, è stato segato e tanto basta per poter finalmente farsi una ragione del fatto che, con tutta la buona volontà, ‘sto castello in aria di normalizzare un Governo fascistello è infine inutile. Basta, basta con la pretesa di far finta di esser sani, basta con gli sforzi sovrumani per evitare di mettere i gomiti sul tavolo e tenere la bocca chiusa quando si mangia, rutto libero e così sia, viva la sincerità. E, siccome la sincerità è contagiosa, liberi tutti, compreso il M5S che si è accodato, ennesima giravolta del Conte dai mille volti, il fortissimo punto di riferimento della sinistra e avvocato del popolo a cui del popolo frega così tanto, ma così tanto che, potendo scegliere tra un miserabile tornaconto politico immediato e la caduta di questa maggioranza (perché, è bene sottolinearlo, con la defezione di Forza Italia, se i grillini avessero votato con l’opposizione il Governo sarebbe andato a casa, pensate un po’), ovviamente ha scelto il primo. Se questo è l’interlocutore fondamentale per costruire l’alternativa, la Meloni può continuare a magnare tranquilla. A bocca apertissima.

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