Ne abbiamo parlato per anni, senza trovare soluzione alcuna, nemmeno quando il governo era guidato dall’allora segretario del Pd. È la famosa questione della cittadinanza, per i minori “stranieri”, soprattutto. Eppure, di fronte al referendum che è stato lanciato nei giorni scorsi – https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/1100000 – aleggia parecchio attendismo. Come se la questione non fosse così importante e non riguardasse milioni di persone.
Tutti aspettano Tajani e la sua proposta sullo ius scholae, per portare in Parlamento la discussione (come se fosse la prima volta). Peraltro qualcuno sospetta sia una mossa tattica, da centrista che vuole recuperare uno spazio che l’estrema destra gli ha portato via. C’è chi addirittura dice che è una questione politica che Tajani agita per ottenere altro, magari nell’ambito della legge di bilancio.
Il Pd, sibillino per natura, dice che non farà mancare le proprie firme (espressione curiosa, che dimostra un certo qual disinteresse), sindacati e partiti di sinistra – a parte quelli che hanno promosso o aderito alla campagna referendaria – non prevenuti.
E così mentre la destra italiana festeggia la riduzione degli sbarchi (in ripresa però nelle ultime settimane) e la destra europea, non solo quella estrema, discetta di remigrazione e torna a parlare del Ruanda come paese di deportazione dei migranti, la sinistra italiana non si scompone e non si spende.
Eppure si tratta di due milioni e mezzo di persone che potrebbero beneficiare della correzione della norma, e potrebbero essere regolarizzate le posizioni di centinaia di migliaia di minori a cui la cittadinanza non è riconosciuta, anzi, è proprio negata fino ai 18 anni.
Eppure sarebbe una questione che parla del nostro futuro e di come immaginiamo l’Italia nei prossimi anni, perché il Paese invecchia e certo non ringiovanirà perché ce lo chiede il governo attuale.
Noi, intanto, continuiamo a firmare e a far firmare, perché pensiamo che sia fondamentale, per tutte e tutti. Perché con tutto il rispetto prima di Tajani, gli italiani: quelli che lo sono già e che solo norme assurde non ci consentono di riconoscerli come tali.
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