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  • Immagine del redattoreStefano Catone

Quando elicotteri e terre alte si incontrano


Quando elicotteri e terre alte si incontrano è sempre un’occasione di discussione. Non stiamo parlando di elicotteri del soccorso alpino, o elicotteri che servono rifugi di alta quota, ma di elicotteri turistici, che compiono voli appositamente per portare turisti delle montagne in cima alle montagne. Negli anni ne abbiamo sentite un po’ di tutti i colori, partendo dai voli di Chiara Ferragni & friends, passando per influencer che volteggiavano tra le Dolomiti, fino allo strano caso dell’elicottero utilizzato per comprare polenta d’asporto in quota. Ultima, ma non ultima, la pratica dell’eliski: sciatori che, invece di usare impianti di risalita o le loro forze, preferiscono arrivare in cima alle montagne in volo.


Non mi ha stupito più di tanto, perciò, che il Rifugio Ospizio Sottile abbia riproposto, anche per quest’anno, la sua festa (in programma sabato 10 agosto), reclamizzando la salita o la discesa dal rifugio in elicottero, al costo di 45 euro a tratta. Quello su cui mi sono interrogato, invece, è il legame tra i voli di elicottero, il luogo e la storia dell’ospizio. Lì, a 2.480 metri sul livello del mare, ci sono stato qualche anno fa, quando l’ospizio non se la passava bene, chiuso in attesa di un nuovo gestore. La sua storia è una storia antica, che comincia nel 1787, quando sul Colle Valdobbia vengono costruite una stalla e una cappella, che trent’anni dopo prendono la forma di un ospizio, con lo scopo di offrire un posto sicuro ai numerosi viandanti in cerca di lavoro che percorrevano l’antica via Regia, dal Ducato di Milano alla Francia. Il Colle e l’Ospizio erano luoghi severi, di passaggio, che permettevano di mettere in comunicazione valli e territori diversi. Ci si arrivava a piedi e con lo scopo di proseguire nel proprio cammino. La storia dell’ospizio è, insomma, una storia di fatiche, di pericoli, di persone in cammino e di altre persone che si sono occupate di mettere in sicurezza questo cammino.


Tornerò di sicuro, prima o poi, all’ospizio Sottile. È uno di quei luoghi dove la montagna genera forze gravitazionali, perlomeno su di me. Ci tornerò a piedi, perché sono convinto che sia il modo migliore per ricordare questa storia e i tanti significati che porta con sé, e perché, ai tempi della crisi climatica, dobbiamo essere consapevoli che le nostre scelte hanno un peso rispetto ai luoghi che decidiamo di frequentare.

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