Paolo Cosseddu
Resistere è inutile

Il sempre prolifico Carlo Calenda ci ha regalato in questi giorni estivi non particolarmente sonnacchiosi - mancano giusto le cavallette, poi il conteggio delle piaghe è completo - un pensierino meritevole di profonda riflessione: chiedere le dimissioni della ministra Santanché era sbagliato, tanto sarebbero state bocciate, e lei ne sarebbe uscita rafforzata. Il Partito Democratico, che sente fortissima la competizione al centro, non ha potuto ignorare il richiamo e ha quindi fatto lo stesso sulla mozione Magi che chiedeva, se non altro, almeno di depenalizzare la Gpa, ché forse e sottolineiamo forse la galera è un po’ uno sproposito. Perché tanto, hanno spiegato i Dem, quella mozione non aveva nessuna possibilità di passare.
Quanta saggezza! È proprio così, a voler approfondire ben bene il ragionamento: a questo punto perché votare contro le proposte del Governo, se in Parlamento c’è una maggioranza stabilita alle ultime elezioni? Anzi, è proprio per questo che si deve infine giungere a quella riforma elettorale da sempre evocata, quella per cui “la sera delle elezioni si sa chi ha vinto”, perché così nel breve volgere di una domenica, massimo entro lunedì ora di pranzo, la pratica si chiude e non ci pensiamo più per i successivi cinque anni. Non sarebbe meglio? Sarebbe così semplice…
Non siete convinti? Non è colpa vostra, quella misera oretta di educazione civica che la scuola, evidentemente in mano ai comunisti, vi ha fatto sorbire quando eravate piccoli e indifesi vi ha lasciato uno strascico di convinzione che le democrazie si fondino sulla divisione e sul bilanciamento dei poteri, sul ruolo e sul diritto dell’opposizione - pensate l’assurdità - di opporsi, andando contro quella che talvolta è una manifestazione più o meno chiara della volontà popolare: follia. Certo, una volontà distorta da leggi elettorali che regalano maggioranze solide quando nella migliore delle ipotesi sono risicate o persino relative, ma non siamo mica dal salumiere a pesare la bresaola, non stiamo a guardare il grammo, suvvia.
Però, direte voi, se così stanno le cose, perché sbattersi a presentare dai banchi dell’opposizione nientemeno che delle proposte? Come quella sul salario minimo, per esempio, perché dannarsi? Beh, ma per ribadire il concetto, ovviamente: perché se la maggioranza di governo la rifiuta, si dimostra ulteriormente l’inutilità del gesto, ma se anche si dimostra possibilista sul punto, state pur certi che è perché sta preparando una fregatura coi fiocchi. Col risultato che, a un certo punto, l’opposizione si troverà a dover scegliere tra il votare a favore di una legge pessima pur di portare a casa qualcosa, o votare contro per poi sentirsi dire che “piuttosto che niente era meglio piuttosto”, che se è una massima di saggezza popolare ci sarà pure un motivo. In ogni caso, come fai sbagli, e allora giustamente è meglio non fare niente.
Peraltro, in particolare questa maggioranza dimostra di poter fare da sola anche l’opposizione, basta vedere gli ultimi giorni: prima compatta a negare il cambiamento climatico, e subito dopo una serie di cataclismi altrettanto unanime a dirsi estremamente preoccupata. Opposizione? A chi serve?
Anzi, già che ci siamo, oltre a fare in modo di sapere subito chi ha vinto in modo tale che poi possa regnare - più che governare - cinque anni senza rotture di scatole, a questo punto tanto vale mutuare da un altro ambito un ulteriore, affascinante concetto, quello che “chi perde va a casa”. Che ormai non si usa più nemmeno in Champions League, se non nelle fasi finali, ma aveva una sua ragione d’essere. E quindi la sera dello spoglio non solo si sa chi ha vinto, ma ovviamente anche chi ha perso, e siccome ha perso non ha nessuna utilità che passi il lustro successivo a scaldare i banchi di Camera e Senato girandosi i pollici. Giustamente, a che pro? Stia tranquillamente a vedersi la partita dal salotto. Che poi è anche un bel risparmio in stipendi, per le casse dello Stato. Se tutti fossero coerenti, una proposta del genere dovrebbe essere approvata all’unanimità, o quantomeno con l’astensione del Pd. Appena prima di sgomberare la scrivania e togliere il disturbo.