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  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Rigassificalenda



Forse anche voi avete un amico a cui piace Calenda. Quasi tutti ne hanno uno anche se probabilmente lo condividono con altri, visto che non ce ne sono così tanti in giro, ma alla fine sembrano molti di più ed è forse per questo che i sondaggi li danno sempre molto più numerosi di quanti realmente sono. Di Calenda piace l’idea dell’homo faber, l’uomo che fa le cose, anche se poi a ben vedere si fa fatica a ricordarle, e il fatto che le sue soluzioni non sono “né di destra né di sinistra” ma di "semplice buon senso”. Buone a prescindere, insomma, anche perché Calenda fa parte di quella genia che si esprime per assoluti, bada al sodo, lui.


L’esempio perfetto è il rigassificatore, sua ultima passione. I rigassificatori vanno fatti, punto, se necessario mandando l’esercito a presidiare i siti da quelli che protestano e che fanno perdere un sacco di tempo. Perché gli italiani il prossimo inverno hanno bisogno di riscaldarsi, e come si fa a obbiettare alla necessità basica di riscaldare casa quando fa freddo? Non si può.

Chi scrive non è un esperto, e non è una scusa di quelle che leggevamo durante la pandemia del tipo “non sono un medico ma”, a cui seguivano bestialità varie e dannose, piuttosto nel giorno successivo alla morte di Piero Angela è una premessa che vuole essere un omaggio a ciò che di più prezioso ci ha lasciato, che non è costituito solo dalla mole di cose che ci ha insegnato ma anche da un metodo: non era uno scienziato, era una persona curiosa che gli scienziati li ascoltava, si formava quella che si chiama un’opinione informata, e poi trovava il modo di spiegarla affinché fosse accessibile a tutti. Non parlava per sentenze, non diceva “le cose stanno così” e come tali vi devono piacere e basta perché sono “di buon senso”, ma perché sono i fatti che le “cosano”. Che poi è l'approccio, questo sì di buon senso, che dovrebbero tenere gli elettori di fronte alle scelte offerte dal panorama politico, in un mondo perfetto.


Chiunque abbia voglia di spendere una mezzoretta a leggere qualche informazione davvero molto basica sui rigassificatori, può scoprire facilmente che si tratta di far venire in Italia, dagli Stati Uniti, navi molto molto grandi trasformate in cisterne giganti in cui il gas, tenuto a bassa temperatura, è in forma liquida e occupa quindi molto meno spazio. Una volta qui, viene riportato alla forma gassosa e può essere così usato per scaldare le case di cui sopra.

Già solo fermandosi a questa informazione estremamente preliminare, chiunque può essere colto dal dubbio che a naso non sembra essere una fonte di approvvigionamento particolarmente efficiente. È vero che viviamo in tempi in cui si acquistano penne biro che vengono fatte in Cina e attraversano il pianeta per arrivarci nella buca delle lettere, ma davvero qualcuno può ritenere che estrarre gas a mezzo mondo di distanza, renderlo liquido, caricarlo su una nave, fargli solcare l’Atlantico, portarlo qui e renderlo di nuovo gassoso sia un buon affare? Può forse (forse) essere una soluzione di breve periodo, in un’emergenza causata da una guerra e dalla miopia di Governi che ci hanno resi dipendenti dal gas di un Paese non molto affidabile, ma nel lungo periodo francamente sembra un po’ macchinosa. Possibile che non ci siano soluzioni migliori? “Ma d’inverno fa freddo”, risponderebbe il calendiano, e occhio a non insistere perché altrimenti passa a spiegare che l'acqua è bagnata e d'estate è meglio non uscire nelle ore più calde. Questo è il modo di tagliare le questioni con l'accetta, su una faccenda complicata e delicata: figuriamoci il resto.


Se poi si approfondisce appena, si scopre anche da dove arriva, questo benedetto gas: quello americano viene estratto quasi tutto a grande profondità, con una tecnica chiamata fracking, che nel liberare il gas intrappolato inquina le falde acquifere, causa movimenti tettonici, anche se sulla questione il dibattito scientifico è aperto, e combina comunque un bel po’ di casini, tanto da essere vietato in diversi Paesi. Poi, vi stupirà, ma le navi che trasportano il gas fin qui non sono a vela, ebbene no, vanno a gasolio, ne bruciano molte migliaia di litri all’ora. Certo, di fronte all’idea di passare il Natale all’addiaccio uno se ne può anche fregare, ma la brutta notizia è che in ogni caso per avere un impianto dovrebbe volerci da un anno a un anno e mezzo, almeno, vale a dire che se ne riparla nel 2023, più probabilmente nel ‘24. Questo in teoria, perché ci sono impianti che ci hanno messo anni e anni a esser finiti, ma facciamo finta che. Nel frattempo, si debbono comprare le navi, che costano una duecentina di milioni l’una, più l’estrazione, più i processi di trasformazione, più gli impianti, alla fine di tutta la tarantella il gas rigassificato costerà particolarmente caro. Anche in termini ambientali, nel caso a Calenda fregasse qualcosa, perché il gas è pur sempre una di quelle fonti fossili che pure noi italiani, insieme al resto del mondo, ci saremmo impegnati a superare entro una manciata di anni: si tratta letteralmente di prendere Co2 intrappolata nel terreno a grandi profondità per liberarla nell’atmosfera, malgrado qualcuno arrivi a dire che il gas va bene perché è pulito, forse perché è invisibile, non si sa.


Invece, non potremmo concentrarci sulle rinnovabili almeno quanto ci chiedete di concentrarci su gas e simili? Anche perché, se guardiamo i problemi di implementazione delle energie sostenibili, che secondo la scienza sono superabilissimi, in confronto quelli legati ai rigassificatori sono passeggiate di salute. E non lo diciamo perché il gas sia di destra e le rinnovabili di sinistra, ma proprio per quel buon senso che tanto dovrebbe piacere all’amico calendiano. Solo che non coglie, lui è quel tipo di persona che se deve andare dal punto A al punto B traccia una linea retta, e poco importa se percorrendola col suo Suv passa sopra a una scolaresca che stava giocando a nascondino nel parco. Se persino Google Maps fa tanto di suggerirgli un’alternativa, è solo per disfattismo.

Quindi alla fine si cede all’homo calendanus, anche solo perché si vuole evitare di farsi stirare dal 4x4, e si accetta di beccarsi ‘sto benedetto rigassificatore. Perché ha questo di micidiale, il Calendoide, che ti logora, cedi per sfinimento. Nell’ultimo anelito di vita, magari, si trova la forza di porre un’ultima obiezione: possiamo almeno non metterlo proprio in mezzo al porto di Piombino? Eh ma allora volete l’esercito.

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