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  • Immagine del redattoreFranz Foti

#RossoCobalto: tu gli indichi Elon, loro guardano Greta


Come avrà notato chiunque abbia anche solo dato un'occhiata ai titoli di giornale di questi giorni, la disinformazione, la distorsione - o la plateale invenzione - delle notizie è una delle componenti fondamentali del (post)negazionismo climatico. Sempre in questo periodo, a causa della grande attenzione che si sta concentrando sulla questione delle cosiddette terre rare, ha trovato nuova linfa il dibattito sul colonialismo e sullo sfruttamento delle risorse e della popolazione dei paesi africani, complice anche l'atteggiamento fintamente caritatevole del governo Meloni e del suo fantomatico "piano Mattei" sull'argomento.


Purtroppo, anche in questo, la destra è riuscita a dirottare la discussione dal binario su cui era giusto si incanalasse - quello dei diritti umani, dei diritti dei lavoratori, della tutela ambientale, del rispetto della sovranità degli stati - verso quello che rafforza il suo armamentario di fake news e contribuisce a mantenere lo status quo dell'economia basata su fonti fossili.


Non è un caso che, partendo come al solito dagli Stati Uniti e grazie a generosi aiuti da parte delle fabbriche di meme e fake news di estrema destra dell'est Europa, anche il recente dibattito sulle miniere di cobalto, che ha guadagnato popolarità grazie al grande successo negli USA di Rosso cobalto - il libro-denuncia di Siddharth Kara sulle deplorevoli condizioni in cui lavorano bambini, donne e uomini del Congo per raccogliere questo elemento fondamentale per l'economia hi-tech - sia diventato l'ennesimo terreno di lotta per i nemici giurati della transizione ecologica e per i negazionisti del cambiamento climatico.


Da mesi hanno ricominciato a circolare in rete meme che vedono accostati bambini che raccolgono cobalto a Greta Thunberg, suggerendo neanche troppo velatamente che lo sfruttamento e le sofferenze del popolo congolese siano la diretta conseguenza della diffusione delle auto elettriche, che a suo volta sarebbe da imputare alla giovane attivista svedese.


Considerando che con People siamo gli editori italiani di Rosso cobalto, e che ho personalmente tradotto e curato questo libro, mi sento di poter rispondere a questa paccottiglia da due soldi con una sonora pernacchia.

La voglio mettere giù semplice, di modo che possano capirmi anche quelli che fanno finta di non capire, quelli che quando gli mostri Elon Musk, guardano Greta Thunberg:


1) Suppongo sia legittimo sostenere che Greta Thunberg non sia contraria alle auto elettriche - d'altro canto, tranne quattro sciroccati, di cui purtroppo alcuni al governo come Salvini - chi diavolo lo sarebbe?


2) Ciò nonostante, pur avendo seguito Greta sin dall'inizio della sua protesta, nonostante noi di People si sia pubblicato uno dei primi volumi a lei dedicato - Seguendo Greta - e si stia lavorando a un altro libro dedicato alle attiviste del clima, non ricordo di averle mai sentito pronunciare un peana a favore delle auto elettriche.


3) Al contrario, ho sentito molte volte Greta Thunberg e le tante attiviste che hanno tratto ispirazione dal suo impegno - alcune delle quali provenienti proprio dall'Africa - parlare dello sfruttamento umano e ambientale che il cosiddetto sud del mondo subisce da secoli e che non accenna a ridursi.


4) Sapete chi non ho mai sentito parlare di sfruttamento? Elon Musk, quello che la destra negazionista adora tanto, che poi curiosamente è proprio il primo produttore delle tanto vituperate auto elettriche, lui sì - come denuncia chiaramente Rosso cobalto - uno dei principali responsabili delle indicibili sofferenze a cui sono sottoposti i bambini congolesi che a quella destra tanto piace mettere nei meme.


5) La tesi di Siddharth Kara, come della stragrande maggioranza di quanti si occupano con genuino interesse delle deplorevoli condizioni in cui versano lavoratrici e lavoratori delle miniere di cobalto, non è quella che dovremmo sbarazzarci delle auto elettriche - né degli smartphone, dei tablet, dei pannelli solari, ecc. - ma che dovremmo riconoscere lo sfruttamento disumano attualmente in atto a adoperarci per costringere le multinazionali dell'alta tecnologia e delle auto elettriche - e i governi di Cina e Stati Uniti in primis - a cominciare per prima cosa a pagare i minatori congolesi in maniera dignitosa, e assicurare loro le basilari condizioni di sicurezza e di salute.


6) Sì, stiamo dicendo che Elon Musk - ma mica solo lui, anche la Apple, la Samsung, e tutte le altre - devono rinunciare a una piccola fetta dei loro smisurati profitti e impiegarla per pagare di più chi permette loro di essere all'apice dell'economia mondiale al prezzo di enormi sforzi, privazioni, sofferenze. Sì, lo ripetiamo: la responsabilità di quelle sofferenze e di quelle privazioni non è di chi denuncia l'economia fossile, ma di chi è all'apice dell'economia mondiale proprio perché ha barattato enorme sfruttamento per enormi profitti.


7) Dire che è ipocrita sostenere queste tesi tramite smartphone e computer che impiegano il cobalto e che sono prodotti dalle multinazionali di cui sopra è una castroneria belluina. È come se 60 anni fa avessero sostenuto che era ipocrita battersi per lo Statuto dei Lavoratori possedendo una macchina Fiat, o come dire che i sindacalisti che nell'800 si sono battuti per i diritti dei minatori non avrebbero dovuto usare il carbone per riscaldare le proprie case.


8) Sapete cos'è ipocrita, invece? Farsi spuntare una coscienza umanitaria solo quando si tratta di attaccare un bersaglio facilissimo e innocuo come Greta Thuberg, quando si tratta di avversare la transizione ecologica dell'economia, senza mai alzare la voce con chi realmente domina il pianeta, senza mai anche solo scalfire l'attuale sistema economico basato sulle fonti fossili, che certo non fonda le proprie fortune sulla sostenibilità ambientale e sul rispetto dei più alti standard di diritti umani.


Per chi vuole farsi un'idea di cosa stia davvero succedendo in Congo, e di chi siano i reali responsabili, sia a livello economico che geopolitico, c'è ampia possibilità di documentarsi in rete da fonti affidabili e credibili, oltre ovviamente a un libro che davvero ci sentiamo di consigliare a tutte e tutti come Rosso cobalto.

Per chi vuole continuare a diffondere fake news e alimentare la propaganda negazionista, purtroppo ciò che stiamo vedendo in questi giorni qua a casa nostra - che siano gli incendi al sud o la devastazione delle tempeste di grandine al nord - dimostra che quando il tuo principale avversario è la realtà, nascondere la testa sotto la sabbia può solo rimandare e rendere più difficile l'inevitabile resa dei conti.

Il cambiamento climatico è qui e ora, più tardi smetteremo di correre dietro alle minchiate di internet e ci metteremo a fare qualcosa - no, non mi riferisco al ponte sullo stretto - peggio sarà. Non per il popolo congolese, non per Greta. Per tutte e tutti.

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