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  • Immagine del redattoreAlessandro Rocca

Salvare una vita è sempre una buona idea



Vi siete mai sentiti stranieri? Vi siete mai sentiti osservati, additati, derisi, sbeffeggiati, maltrattati? Vi è mai capitato di essere insultati, malmenati, torturati, stuprati? Vi è mai capitato di trovarvi con un arma puntata alla schiena o alla testa? La risposta è molto probabilmente no! Tolgo il probabilmente. Per un semplice motivo. Siete, siamo tutti noi nati dalla parte giusta del mondo. Abbiamo in tasca il passaporto giusto, quello che ci permette di andare un po' ovunque, richiedendo semplicemente un visto, pagando qualche decina di euro e comprando un biglietto aereo. Possiamo viaggiare, migrare, decidere di restare o ripartire perchè abbiamo bisogno di cambiare lavoro, o per studiare, o semplicemente perché abbiamo bisogno di andare altrove. Ci è permesso.


Ma alla maggior parte delle persone questo privilegio non è concesso. Anche se nei loro paesi c'è una guerra, una carestia, o il clima non permette più di avere terreni coltivabili, o semplicemente non c'è lavoro e la povertà, la fame, la mancanza di tutto suggerisce di cercare fortuna, di migliorare la propria vita e quella dei propri figli in un altro posto nel mondo. La persone migrano perché non possono manifestare nel loro Paese i propri diritti di opinione, di religione, di dissenso, di orientamento sessuale. La nostra Costituzione all'Articolo 10 ci ricorda che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.


È un diritto migrare. Sacrosanto. Ma alle circa 3.700 persone sbarcate sulle nostre coste nei primi 10 giorni di questo 2023, di cui solo una piccola percentuale (circa il 9%) arrivati con le navi delle Ong, non dev’essere sembrato proprio così. Dopo giorni, forse mesi o anni di viaggio dai Paesi più disparati, sempre con la paura dei trafficanti, hanno dovuto subire l'umiliazione di andare in un porto sicuro, ma più lontano, per una sorta di equa distribuzione sul territorio italiano.


Scrive Erri De Luca in un tweet: “Obbligare una nave con salvati nel Canale di Sicilia a risalire l'Adriatico fino ad Ancona, non è una regola, ma un dirottamento". Abbiamo il dovere di salvare le vite in mare sancito da tutte le leggi e i trattati internazionali, ma abbiamo anche il dovere di portare queste persone al sicuro il prima possibile, magari evitando altri quattro giorni di navigazione in condizioni precarie, con il mare che non promette nulla di buono. Purtroppo sono già sei i morti dall'inizio dell'anno nel Mediterraneo. E oltre 27mila dal 2014. O meglio, questi sono quelli che conosciamo, che sono stati recuperati ai quali spesso non è stato nemmeno possibile dare un nome. Sono morti perché nessuno ha teso loro la mano.

Le persone migrano, per mare, per terra, a piedi, con i mezzi più disparati. Da sempre. Mettiamoli in condizioni di farlo con dignità. Non è alzando muri, e redigendo fantasiosi regolamenti che si fermerà chi ha solo voglia di una vita migliore. Sarà retorica, ma salvare una vita è sempre una buona idea. Non trovo nulla di meglio. Alessandro Rocca, tra le altre cose giornalista, fotografo, documentarista, è l'autore per People di ResQ - Storia di una nave e delle donne e degli uomini che la fecero, disponibile qui.


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