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Immagine del redattoregiuseppe civati

«Sapesse, Contessa, al Twiga di Flavio…»


Oltre alle maschere della destra che cambiano, elezione dopo elezione, ce ne sono di imperiture. Veri e propri “busti”, a destra, parecchio a destra, da sempre.

 

Di esempi se ne potrebbero fare molti ma quello di Daniela Santanchè è il più limpido. Molti ne chiedono le dimissioni per via delle note vicende giudiziarie e degli innumerevoli conflitti di interesse che la riguardano ma che si arrivi alle dimissioni è stato finora politicamente impossibile per una ragione molto semplice: quello attuale è il governo Santanchè. Lo è sotto il profilo antropologico, nella sua essenza, nella sua cultura politica, nel suo impianto socio-economico. E Flavio Briatore, suo socio, amico e salvatore, è idealmente sottosegretario alla Presidenza honoris causa.

 

«Nascosto dietro inesistenti connotazioni popolari» (per usare le parole di Alessandro Volpi) e propagandato come sovranismo, questo è e rimane il vero volto della destra di potere, che in quanto a difesa dell’avidità del grande capitale e della rendita ricorda tanto il fascismo di un secolo fa.

 

La ministra si è distinta per la sua battaglia senza quartiere contro il “reddito di cittadinanza”, roba da divano e da chi vuole fare nero. Una volta cancellato, ha dichiarato: «la sua abolizione fa bene al turismo, con particolare riguardo (!) ai lavoratori stagionali.» Un riguardo riguardosissimo. Lei è per il merito, lei è per il lavoro retribuito meglio, certo, ma non a carico delle imprese… giammai.

 

Rispetto al suo “sottosegretario”, anche nel suo caso molti hanno da ridire per la sua Crazy Pizza al prosciutto Pata Negra da 68 euro. O per i 600 euro al giorno al Twiga Beach di Marina di Pietrasanta per trascorrere un giorno sotto una tenda araba. Ma sbagliano perché la cosa più interessante da considerare è la sua filosofia:

 

«L’Italia è un Paese rancoroso, pieno di invidiosi. La verità è che io sono un genio e voi non lo siete. Questa è la differenza.»

 

Silvio Berlusconi incrociato con il Marchese del Grillo: del resto spesso esagera con i numeri, per esempio quando dice di pagare 3 milioni di euro di tasse per il Twiga (secondo Open sono 165mila).

 

La sua Italia è però proprio quella del Twiga: il Twiga tempo fa rendeva già 227 volte l’affitto che paga per lo spazio che occupa. Il lido, scrive il Corriere nel 2019, fattura 4 milioni l’anno e versa soltanto 17.619 euro per la concessione. Secondo voi poi le cose sono migliorate?

 

Aggiornando i dati, nel 2024 i milioni sono diventati 9,5, il canone per la concessione demaniale? 22.905,65 euro, più di mille euro in meno rispetto all’anno precedente a causa di una riduzione decisa proprio dal ministero presieduto da Matteo Salvini, con sede al Papeete, la sua ultima spiaggia. Tornando al Twiga il rapporto tra quanto ricava e quanto paga di concessione è arrivato a segnare 414! E va considerato un altro dato: il Corriere già nel 2019 aveva sostenuto che l’affitto del Twiga intero si ripaga con l’affitto di un solo cliente per il mese di agosto.

 

Quando il parlamentare e segretario dei Verdi Angelo Bonelli ebbe da ridire sulla concessione del Twiga, Briatore gli rispose, ottocentesco: «Vieni al Twiga, ti insegno a lavorare».

 

Briatore, però, ha anche una sensibilità politica: lotta insieme a noi.

 

«Credo che una famiglia di quattro persone dove il marito guadagna 1.400 o 2.000 euro e la moglie magari ne guadagna 1.500 ma anche 2.500 — che già sono cifre importanti — con 4000 euro, come fanno a vivere?»

 

E ha le idee molto chiare sulla mobilità sociale:

 

«I figli dei falegnami dovrebbero fare i falegnami, invece li mandano a scuola, all’università. E tra vent’anni non ci sarà più gente che fa i controsoffitti.»

 

Chissà come faremo senza controsoffitti. Briatore ha da dire e molto sulle dinamiche che stanno alla base della creazione del valore:

 

«Chi crea ricchezza sono le aziende, gli investimenti. Non ho mai visto un povero creare posti di lavoro. E invece di ringraziarti ti rompono anche il cazzo.»

 

Eppure, per rimanere in tema, la questione delle concessioni è gigantesca. E fanno bene gli attivisti di Mare Libero a parlare di «Presa della battigia»: secondo l’ultimo rapporto della Corte dei conti, infatti, tra il 2016 e il 2020 lo Stato ha incassato in media 101,7 milioni di euro all’anno, contro un fatturato medio per ogni stabilimento stimato da Nomisma di 260mila euro.

 

E quanti sono gli stabilimenti balneari in Italia? Secondo l’indagine di Unioncamere (2021): «È di 7.173 il numero di stabilimenti balneari operanti lungo tutta la penisola italiana, il 25% in più rispetto a dieci anni fa. Lo studio sottolinea che, calcolando solo i 770 Comuni costieri italiani, la media nazionale è di circa uno stabilimento balneare ogni chilometro di costa italiana.»

 

Se si incrociano i due numeri, gli stabilimenti fatturano quasi due miliardi (1.864.980.000 euro.) Si tratta ovviamente di una stima, che però coincide con i dati divulgati da iCribis (1,7 miliardi di euro).

 

Mario Tozzi ha scritto di «un’occupazione senza paragoni» che arriva a «percentuali da brivido del 90% di occupazione nelle Marche o in Liguria» e «che addirittura è incrementata del 26% quest’anno.»

 

A quale conclusione politica si è giunti? Praticamente nessuna: il governo, alla fine dell’estate del 2024, ha trovato una pietosa intesa con la Ue, e ha prorogato fino al settembre 2027 (in alcuni casi “eccezionali” anche oltre).

 

Continuiamo così, facciamoci del mare. Se riusciamo a trovare posto, ovviamente. «Libera spiaggia in libero Stato», ha proposto come motto Laura Campiglio. Speriamo prima o poi vada lei al governo del Paese.

 

Per tutto il resto, il santanchismo tendenza Briatore è una evoluzione aggressiva del berlusconismo più puro e di un modo di pensare che ispira tutte le forze che sono al governo. E le attraversa, così come Santanchè ha attraversato praticamente tutte le forze della destra italiana: parte da Alleanza nazionale (1995-2007), opta poi per La Destra (2007-2008) e in seguito per il Movimento per l’Italia (2008-2010), aderisce al progetto unitario del Popolo della Libertà (2010-2013) per poi entrare in Forza Italia (2013-2017). L’approdo (definitivo?) in Fratelli d’Italia è datato 2017.

 

La Lega di Salvini e Fratelli d’Italia di Meloni e Santanchè è certamente più a destra di ciò che abbiamo conosciuto finora per mille ragioni ma la linea è stata tracciata ben prima che arrivassero: possono cambiare i leader, insomma, ma la “matrice” non cambia. E il sovranismo ci dice soltanto della sovranità delle rendite, del privilegio e del potere.

 

Nota bene


Socialismo tascabile è un reading e un libro di Giuseppe Civati, e anche una newsletter settimanale per i lettori di Ossigeno. Puoi acquistare il libro a questo link: https://www.peoplepub.it/pagina-prodotto/socialismo-tascabile

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