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  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Se Meloni e Salvini fossero all'opposizione



È successo quest’estate ed era successo in precedenza che un concerto mal organizzato provocasse lunghe ore di attesa in coda, con scarsità di servizi minimi e conseguente incazzatura dei partecipanti che hanno riversato la loro rabbia nei confronti degli organizzatori sui social. Ecco, ora prendete quella frustrazione di una sera e applicatela all’intero 2023, moltiplicandola per decine e decine di sbarchi e migliaia di disperati che arrivano sulle nostre coste e poi si ritrovano in un Paese che non ha mai voluto organizzare un modo civile, legale, sicuro, umano per gestirli, e avrete la cosiddetta emergenza migranti, uomini, donne e bambini abbandonati a loro stessi, sballottati fra centri d’accoglienza che non solo non hanno nulla di accogliente ma sono privi delle pur minime strutture necessarie e una permanenza dignitosa. Purtroppo, sui media e sui social, si tratta di una notizia che fa molto meno rumore di qualche concertone andato male, ma è un segno dei tempi che corrono.


Ma cosa succederebbe se, in questa situazione, Meloni e Salvini fossero all’opposizione? Una domanda che potrebbe diventare un tormentone quotidiano, anzi è proprio il caso di renderlo tale. Perché appunto, se loro due fossero all’opposizione, state pur certi che non parlerebbero d’altro, e ci costringerebbero a fare altrettanto. Sbraiterebbero di respingimenti, rimpatri forzati, negazione del diritto d’asilo, blocchi navali, persino affondamenti. Lo facevano ancora un annetto fa, quindi non è che ci voglia chissà quale sforzo per immaginarseli. Poi sono andati al Governo, e si sono accorti, se non della disumanità, certamente dell’inefficacia e della paradossale inapplicabilità delle loro soluzioni. Diverse, nella propaganda, da quelle dei governi precedenti, ma non così tanto nel risultato, come abbiamo diffusamente cercato di spiegare sull’ultimo numero di Ossigeno. Da quel 3 ottobre del 2013 del naufragio di Lampedusa, tutti si sono ostinatamente rifiutati di ammettere che, nell’ordine, le migrazioni sono un fenomeno strutturale, non un’emergenza; che servono corridoi sicuri e metodi legali per accogliere le persone che arrivano; che è sbagliato affrontare la questione dal punto di vista della sicurezza; che la criminalizzazione non ha senso; che la questione non può essere appaltata a stati canaglia che non rispettano i diritti umani. E, venendo ai due soggetti sopra citati, che il soccorso in mare è regolato da leggi internazionali, che blocchi e affondamenti non sono solo pessima propaganda, ma parole gravi e al vento, e che infine tutto questo castello di misure non risolvono il problema, semmai lo aggravano. Bisogna ricordarglielo, ogni giorno.

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