Anni fa inventammo questo hashtag, #sempresialodato, indirizzato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Non è andato tutto per il verso giusto, in questi anni. Ad esempio, non abbiamo condiviso la sua rielezione, che ci sembrava già sbagliata quando riguardò il suo predecessore: il mandato del Presidente della Repubblica è così lungo da non avere quasi paragoni nei sistemi democratici a livello mondiale e la rielezione era una oggettiva forzatura, oltre che una sconfitta (l’ennesima) per la politica istituzionale del nostro Paese. Si riuscivano peraltro a fare governi con chiunque, in quella fase, ma non si riusciva ad eleggere un nuovo Presidente condiviso.
Ogni volta, però, che interviene, Sempresialodato, è come se questo Paese tornasse, per un momento, a posto. Come se quel mondo all’incontrario nel quale viviamo si rimettesse in linea con la nostra Costituzione, con i valori della Repubblica, con un linguaggio rappresentativo di una grande storia democratica. In una politica devastata dalla volgarità e dalla sciatteria, l’eccezione è costituita dal Capo dello Stato. Suona bizzarro ma è così.
È successo spesso in questi mesi e anche ieri, in quella sede che non abbiamo mai frequentato, quella del Meeting di Comunione e Liberazione, un posto nel quale – per capirci – poche ore prima era stato accolto con entusiasmo Matteo Salvini.
Mattarella parla di immigrazione con preoccupazione e però con civiltà e premura costituzionale. Sa di non essere popolare, con i tempi che corrono, ma non è quello il suo metro di giudizio. E parla di clima, senza esasperare i toni, soltanto indicando la gravità della situazione. E parla di Costituzione, non in modo rituale, bensì tutto politico.
Rileggete il suo intervento, lo trovate qui.
Nella speranza che l’effetto Mattarella duri ancora per qualche ora, prima della prossima intemerata di quel ministro o la provocazione di quel sottosegretario, con cui sprecare altre ore, altri giorni, altre legislature.