Il “pacchetto sicurezza” è un dono tradizionale che arriva sia dai governi di destra che da quelli (sedicenti) di sinistra, più o meno voluminoso, con un fiocco più o meno elegante, incartato con colori diversi, ma arriva sempre.
Ed è un regalo generalmente gradito dall’elettorato, anche se di solito contiene ipotesi di reato spesso inapplicabili, perché è il pensiero che conta.
Il pensiero conta perché i reati stanno bene su tutto, sul nero, sul rosso (slavato), sul giallo-verde, anche se nessun “pacchetto sicurezza”, che l’avesse studiato Orlando o Salvini insieme a Conte, ha mai risolto un problema reale, perché non basta, e spesso non serve proprio, ipotizzare reati per modificare i comportamenti.
Però va detto che il primo governo repubblicano di estrema destra (sperando si possa dire senza incorrere, appunto, in un nuovo reato) si è impegnato molto nel suo confezionamento, senza fermarsi ai soliti clichè sui migranti e sul decoro.
Ma andiamo con ordine.
Un primo gruppo di articoli riguarda la prevenzione e il contrasto del terrorismo e della criminalità organizzata, iniziativa, senza ironia, meritoria.
Così accanto a misure ragionevoli sulla verifica delle della documentazione antimafia, oppure sulla protezione dei collaboratori di giustizia, si introduce il primo nuovo reato, “detenzione di materiale con finalità di terrorismo” che punisce, con la reclusione da due a sei anni, chiunque si procura o detiene materiale finalizzato a preparare atti di terrorismo e prevede la reclusione da sei mesi a quattro anni per chi distribuisce, diffonde o pubblicizza materiale contente istruzioni per la preparazione e l’utilizzo di materie esplodenti, al fine di attentare all’incolumità pubblica.
Ora, sulle istruzioni per le bombe non ci possono essere problemi interpretativi, ma esattamente come si identifica il materiale finalizzato a preparare atti di terrorismo?
Perché detta così comprende tutto, dalle armi, e va bene, alle bombe, e va bene, fino agli scritti, che, vista la scomparsa dei ciclostili e la carenza di fotocopiatrici, ai nostri tempi sono i messaggi whatsapp o i post su instagram.
E non va molto bene.
Non sarà un po’ troppo vago e discrezionale?
Lo valuterà la magistratura (sempre che Nordio non si offenda) e se del caso la Corte Costituzionale.
Capitolo due, un evergreen per governi di ogni colore: la sicurezza urbana.
Anche qui un nuovo reato: “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui”, perseguibile a querela della persona offesa, che punisce, con la reclusione da due a sette anni, chi, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o impedisce il rientro nel medesimo immobile da parte del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente. La stessa pena viene applicata anche a chi si appropria dell’immobile altrui, con artifizi o raggiri, o cede ad altri l’immobile occupato. Si prevede, inoltre, una procedura volta a consentire a chi ne ha titolo il rapido rientro in possesso dell’immobile occupato, con provvedimento del giudice nei casi ordinari e, quando l’immobile sia l’unica abitazione del denunciante, con intervento immediato della polizia giudiziaria, successivamente convalidato dall’autorità giudiziaria.
La domanda è: come affronta il governo Meloni l’emergenza abitativa?
Con il trasferimento dell’occupante dall’immobile occupato direttamente al carcere, la soluzione abitativa finale.
Perché sicuramente il proprietario subisce un danno e va tutelato, ma la tutela del proprietario (sempre che sia tale un reato o un aumento di pena) non risolve il problema vero.
Consiglierei a Meloni e Piantedosi, al proposito, di leggere attentamente l’ultimo numero di Ossigeno così magari capiscono che bisogna partire da lì, e che l’occupazione è una situazione estrema che rappresenta proprio il fallimento di tutto quel che viene prima.
Poi, ma proprio per pignoleria, visto che la norma si riferisce a chi occupa un immobile destinato a domicilio altrui, ci si chiede cosa succede a chi occupa, ad esempio vecchie scuole o edifici pubblici dismessi, dove nessuno ha il domicilio, che è l’ipotesi più frequente di occupazione, perché mi pare che questa fattispecie sia esclusa.
Ben venga, poi, la sanzione aggravata e l’arresto in flagranza per chi truffa gli anziani, un po’ meno la configurazione di reato per l’interruzione del traffico stradale, una disposizione pensata ad hoc per i manifestanti, climatici e non.
Abbastanza sorprendente è aver inserito nel capo della sicurezza urbana l’ulteriore norma che trasforma, nei casi di “grave pericolo”, il rinvio della pena per le donne incinte e le madri di bambini fino a un anno di età da obbligatorio a facoltativo.
Ora, uno si aspetterebbe che il grave pericolo sia per il nascituro o il neonato, invece è per la collettività, cioè il pericolo che la donna incinta o neo mamma possa reiterare il reato, cioè il borseggio o il furto in appartamento.
Per questo governo è più pericoloso un borseggio che un neonato in carcere.
Vedremo cosa ne pensa la Corte Costituzionale.
Ma dove il Governo di destra destra dà il meglio di sé è la parte che riguarda le Forze dell’Ordine.
Per tutelarle, priorità del Governo, viene anzitutto aggravata la pena per violenza, minaccia o resistenza a pubblico ufficiale, poi si introduce una fattispecie aggravata per chi deturpa o imbratta beni mobili o immobili adibiti a funzioni pubbliche (sempre i manifestanti climatici), e infine si inaspriscono le sanzioni anche per l’inosservanza alle prescrizioni di chi svolge persino servizio di Polizia Stradale.
Ovviamente senza in alcun modo tutelare i cittadini da eventuali abusi, come manganellare i minorenni senza motivo, che purtroppo accadono, e vengono anche filmati, ad esempio introducendo il numero identificativo degli agenti.
Si aggrava, poi, la pena per chi istiga rivolte negli istituti di pena o nelle strutture per richiedenti asilo, con un parallelismo che sembra confermare l’equiparazione di queste ultime ai primi.
Insomma, le pene aumentano come i prezzi, e in questo c’è una certa coerenza.
Anche in questo caso si interviene sull’atto estremo senza considerare che magari se c’è una rivolta in un carcere o in un centro di accoglienza, quasi sempre è perché le condizioni di vita all’interno delle strutture in questione sono inumane, come accertato più volte, con conseguente procedura di infrazione, in sede europea.
Ma su quello, come al solito, nulla.
Di pari passo con le tutele arriva l’estensione delle esimenti penali anche per le Forze dell’Ordine che usano apparecchiature, dispositivi, programmi, apparati e strumenti informatici, che banalmente significa che ogni atto di invasione della vita privata del cittadino posto in essere per necessità di operazioni “militari”, e che oggi configura un reato, non avrà più conseguenze.
Ma il clou del pacchetto è l’autorizzazione agli agenti di pubblica sicurezza a portare senza licenza un’arma diversa da quella di ordinanza quando non sono in servizio.
È una norma che non ha alcuna ragione di essere, senza alcun controllo sulle condizioni psicofisiche di chi detiene, e quindi può usare, l’arma (come invece avviene per la licenza) che può essere portata ovunque per la sola ragione di appartenere a un Corpo ricompreso fra gli agenti di Pubblica Sicurezza, i quali, appunto, non sono sottoposti a visite e controlli periodici.
Mentre l’arma di servizio presuppone che l’agente sia, o debba essere, almeno, nelle migliori condizioni psicofisiche per utilizzarla (chi non ha visto un film dove il protagonista rifiuta gli alcolici perché è in servizio?), questa disposizione ne consente il porto, e di conseguenza l’uso, in qualunque condizione psicofisica.
Anche in questo caso si tratterà di vedere come la pensa la Corte Costituzionale, ma è abbastanza facile prevedere che prima qualche arma venga usata e solo poi, dopo il processo, siano rimessi gli atti alla Corte.
È talmente grave che si fa fatica anche solo a commentare, perché mancano le parole.
Insomma, il pacchetto è questo, il governo è questo, facciamo due più due.
Ferma la fiducia assoluta nella stragrande maggioranza delle persone che rischiano la vita per la nostra sicurezza, sappiamo anche per certo che questa fiducia in certi casi documentati è stata mal riposta.
E viene in mente che gli eventuali abusi dell’Autorità sono stati consentiti e tutelati solo nei regimi totalitari.
Vedremo, anche in questo caso, se gli anticorpi del nostro sistema costituzionale reggeranno l’urto.
Probabilmente si, ma con quale rischio e a quale prezzo, prima che questo scempio indicibile venga eliminato?
Comments