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  • Immagine del redattoregiuseppe civati

Storie di confine


«Il mondo si sta rimpicciolendo – metaforicamente e, in conseguenza del cambiamento climatico, anche letteralmente. Dall’altro lato, come risposta, molti confini si stanno consolidando, rafforzando e persino moltiplicando. Oggi nel mondo esistono più confini di quanti ce ne siano mai stati nella storia umana. La retorica nazionalista non fa che crescere e le linee vengono tracciate con più vigore, tirate con più forza.»


Maledetti confini (sottotitolo: Storie di linee tracciate sul mondo) è il primo libro di James Crawford che sia stato pubblicato in Italia (la casa editrice è Bollati Boringhieri).



Le linee di cui si occupa attraversano il pianeta, la sua geografia e la sua storia, e Crawford le segue e le racconta. Dal Muro di Berlino, al muro israeliano e ai mille muri che ci dividono, dall’Europa senza confini di Schengen a quella che si erge a fortezza contro i migranti, i confini sempre più frequentemente non sono uguali se osservati da una parte o dall’altra. Sono confini sempre più rigidi, esclusivi, respingenti. E, però, si muovono le persone e si muovono anche i confini, per ragioni storiche, politiche, militari. Da qualche anno, si muovono per ragioni che a tutta prima potrebbero apparire “naturali”, ma in verità sono legate all’azione dell’uomo anche in questo caso: sono i cambiamenti climatici a determinare questi “spostamenti”, soprattutto per i confini d’alta quota, dove i ghiacciai si sciolgono e le linee politiche che determinano le divisioni devono essere riconsiderate (qualcuno penserà che a essere riconsiderata dovrebbe essere la linea politica dei governi, e non ha torto).


Ne aveva scritto per People Stefano Catone, in Camminare. Lungo i confini e oltre. Nel libro di Crawford la prospettiva abbraccia tutto il pianeta e la storia fin dai tempi dei primi uomini, potremmo dire, a cominciare dalla notte dei tempi e dai luoghi più “marginali” del pianeta, dove il confine delimitava anche la terra fino ad allora conosciuta.


Nella storia il confine è stato frontiera, ha definito i contorni della guerra fino ad identificarsi con essa, ha perimetrato il possesso per cui qualcosa è mio e qualcosa (forse) è tuo. Il confine ha così cambiato il mondo, molto presto, nella storia dell’umanità. E oltre il confine, c’è l’ignoto, i barbari, l’altro. Spesso il nemico. I confini separano ma sono anche il luogo di attraversamento e di passaggio. Anche in questo caso, è difficile che ci sia simmetria. Qualcuno può passare, ad altri quello stesso passaggio, in direzione opposta, è negato. Le ragioni per cui ci si trova da una parte o dall’altra sono in partenza del tutto casuali, come il lancio di una monetina.


«E che cos’è un confine, se non un racconto? Non è mai soltanto una linea, un segnale, un muro, un margine. Innanzitutto, è un’idea.» E il confine è anche un luogo, dove vivono le persone, anzi comunità intere. Persone di confine, come stiamo diventando sempre di più tutti quanti, perché il confine è sempre più d’attualità, argomento di conversazione, rifugio identitario per alcuni, ostacolo per tutti gli altri. Elemento essenziale della politica da sempre, ha ritrovato recentemente sempre più protagonismo.


Il merito di Crawford è di raccontarcelo come se il confine fosse lo stesso, ad attraversare le epoche, a separare e però a collegare le persone, e di raccontarcelo come un viaggio, come un’esplorazione, come un racconto, appunto. Nella speranza che in futuro questa storia che raccontiamo (e spesso ci raccontiamo) possa cambiare, i confini sfumarsi e trovare una definizione diversa. Meno violenta e, in fondo, più umana.

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