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Immagine del redattoregiuseppe civati

The Melonez



In una politica ridotta a pettegolezzo, si scambiano per pettegolezzi fatti politici enormi. Che il nostro paese sia guidato da una famiglia, in ogni suo componente, non appartiene al gossip ma alla disciplina delle scienze politiche.

Si chiamano Fratelli d’Italia e hanno a cuore la famiglia tradizionale, si dirà soprattutto la loro (che è tradizionale a prescindere). Ma nemmeno le battute di spirito riescono a descrivere il fenomeno.


La questione è, invece, essenziale. Ricorda per certi versi la traiettoria della famiglia Bush, qualche celebre famiglia sudamericana o qualche vertice familistico (così lo definiscono gli studiosi) di paesi dichiaratamente antidemocratici sparsi per l’orbe terracqueo.

Fece parlare molto la fiorentinità richiesta per le posizioni di governo ai tempi di Matteo Renzi, in cui tutti quelli che contavano erano appunto fiorentini, di città e di provincia, al massimo di Arezzo (esagerati!). Qui si fa un passo molto più in là.


Certo nessuno discute le doti del cognato e della sorella o la loro dedizione alla causa, nessuna norma vieta la formazione di una squadra interamente familiare, ma sorprende che non si apra mai, in questo paese, la riflessione sul potere, sul conflitto di interessi, sulla liberalità delle istituzioni democratiche.

Si dice spesso che siamo il paese degli amici degli amici, del familismo e delle consorterie sempre più strette e “concentrate”: lo stiamo facendo diventare un modello, una sorta di dottrina politica. Si dice anche che siamo il paese della sfiducia: a chi affidarsi, allora, se non ai propri congiunti e acquisiti?

Non sorprende quindi che si parli della discesa in campo di Piersilvio – Ossigeno ne parlerà nei prossimi giorni.


L’Italia si abitua a tutto e scivola. Dove non si sa, ma se dovessi azzardare una previsione, vi devo dire che non sarebbe per niente rosea.

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