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  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Tre metri sopra il Centro

Ma voi ve lo ricordate LCdM? Massì, Luca Cordero di Montezemolo, elegante quanto il suo mentore Gianni Agnelli, affascinante, uomo della F1 senza essere ganassa come Briatore, ma soprattutto, soprattutto: messianico federatore del nuovo, grande centro che doveva essere, e poi non fu. Non fu, e non fu l’unico a non essere: qualcuno ha memoria di Corrado Passera? Questa è più difficile, oggettivamente, ma probabilmente il prossimo se lo ricordano tutti, ah se se lo ricordano, con molto dolore: Mario Monti. Non furono le trame di palazzo, bensì un cagnetto messogli in braccio da Daria Bignardi, a essergli fatale. E dire che lì per era stato amore a prima vista: quel suo stile sobrio, quel suo loden così austero… tutto finito nel breve volgere di un amen, ma un po’ si era capito, quando Bersani era rimasto l’unico a parlarne. E prima ancora, come non citare il protofederatore, Mario Segni detto Mariotto: brava persona, ma ve la immaginate una campagna elettorale in cui chiedere alla gente di scrivere sulla scheda “Mariotto”?

Insomma, il centro politicamente inteso conta più leader che non sono riusciti nell’intento di quanti lucchetti stanno appesi a ponte Milvio, ultimo Marione Draghi unanimemente considerato il più bravo di tutti e talmente evocato, a un certo punto, da vedersi costretto a vivere in una gabbia di Faraday per placare il fischio alle orecchie. E poi ovviamente ci sono loro, i Cip e Ciop della politica italiana, Calenda e Renzi che hanno allietato gli ultimi due anni nello spassoso tentativo di provare a fregarsi a vicenda le ghiande. E chiunque, vedendo questo cimitero di Arlington di tentativi, a questo punto direbbe basta, non facciamone altri, ma Goffredo Bettini no, Goffredo non si fa spaventare così facilmente, nossignore, e così stamattina si fa intervistare per dire che - toh - “serve un grande centro”, federato dal sindaco di Milano Beppe Sala, un altro che a furia di aspettare il momento giusto per spendere la sua popolarità, beh, alla fine ha pure smesso di essere così popolare. Al centro, intanto, imperturbabile, continua a campeggiare il nome di sempre: Berlusconi. Silvio non c’è più, ma il brand resiste ed è portato avanti dagli eredi, e a quanto pare sta comunque meglio di tutti i suoi potenziali concorrenti.

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