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  • Immagine del redattoregiuseppe civati

Ultima fermata Lollo



Il rispetto dell’orario ferroviario è un tormentone fascista da sempre. In questo caso, il treno – che era già in ritardo, accidenti! – è stato fatto fermare per le esigenze del ministro, che aveva fretta. Lollobrigida è sceso a Ciampino e a chi gli ha chiesto conto della fermata straordinaria, ha risposto: potevano approfittarne anche altri. Tutti a Ciampino!


La metafora ferroviaria si può estendere, cogliendo il vero punto della questione: perché l’improbabile Lollobrigida è uno dei principali frenatori del Paese.


Nel suo ambito, quello del cibo, sulla carne coltivata, per fare solo l’esempio più clamoroso. Sull’immigrazione, con il suo uso sconsiderato di slogan complottistici di matrice nazista («sostituzione etnica») e le sue curiose citazioni della Treccani (ma solo a metà, quella che gli serve). Nella sua difesa ad oltranza della tradizione e della retorica dell’italianità, perché il nazionalismo di Lollobrigida è piccolo e claustrofobico.


Con Lollobrigida – e con il suo capotreno, la presidente Meloni – è l’Italia ad arrivare in ritardo, accumulandone sempre di più anche rispetto al passato. Sulle trasformazioni sociali, sul clima, sull’estensione dei diritti a chi è considerato marginale, sulle innovazioni di qualsiasi genere e tipo, vissute sempre come provocazioni e come elementi da respingere in qualsiasi caso e a prescindere. E con quel classismo a cui la destra, in tutte le sue forme, non sa mai rinunciare.


Il treno della destra italiana è come quello della canzone più bella: all’incontrario va.


Prossima fermata? Da nessuna parte.

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