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  • Immagine del redattoreStefano Catone

Un altro funerale di un ghiacciaio



Sono passati quattro anni dalla celebrazione del funerale del ghiacciaio Okjokull, in Islanda. Il rito aveva previsto l’installazione di una placca commemorativa, contenente una "Lettera al futuro", scritta dall'autore islandese Andri Snaer Magnason. "Ok è il primo ghiacciaio a perdere il suo status di ghiacciaio” vi si legge. “Nei prossimi 200 anni è previsto che tutti i nostri principali ghiacciai faranno la stessa fine. Questo monumento testimonia che noi siamo coscienti di ciò che sta accadendo e di ciò che va fatto. Solo tu sai se lo abbiamo fatto".

Sono passati quattro anni e, poche ore fa, un altro funerale è stato celebrato. Questa volta molto più vicino al nostro Paese, in un ambiente che ci è tutto sommato familiare. È il Pasterze, sul Großglockner, il ghiacciaio a cui è stato dato l’ultimo saluto: il ghiacciaio più grande dell’Austria, una vera e propria icona. Il ghiacciaio – lungo 8 chilometri – è ancora oggi il più vasto del Paese, ma secondo le previsioni – scrive Die Presse – siamo ormai prossimi alla separazione tra la lingua del ghiacciaio e la zona di alimentazione. Il suo destino, insomma, è segnato e a questo si deve la celebrazione del suo funerale, con la simbolica sepoltura di una bara di ghiaccio. Lo scorso anno, nella sola zona della lingua glaciale, il Pasterze ha perso un volume di 14,7 milioni di metri cubi di ghiaccio. Una quantità che corrisponderebbe ad un cubo di ghiaccio con lato lungo 245 metri.

Vale la pena ricordare che – secondo uno studio del Politecnico federale di Zurigo (ETH) - i ghiacciai svizzeri hanno perso metà del loro volume tra il 1931 e il 2016 e un ulteriore 12% tra il 2016 e il 2021. Proseguendo a questo ritmo, la metà dei 1.500 ghiacciai alpini scomparirà nel giro dei prossimi 30 anni.

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