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Un po' di possibile (altrimenti soffoco)



Eccoci qui con un'altra novità, o meglio con la nuovissima edizione, riveduta e ampliata, di una vecchia conoscenza: "Un po' di possibile" di Giuseppe Civati.

Non ci sono alternative, le ideologie non esistono più. A furia di sentircelo ripetere, abbiamo accettato l’idea di una politica che si è fatta gestione del presente e del potere. Una politica incapace di immaginare nuove possibilità che, da destra a sinistra, ha trovato molto più comodo mitizzare il passato, guardare e mirare alla conservazione – di se stessa e della sua classe dirigente.

Il possibile, invece, rinnova un patto con l’immaginazione politica, balza fuori dalla realtà per osservarla come una delle cose possibili, appunto, ma non l’unica e di certo non immutabile.

 

«Il possibile chiede l’intervento dell’immaginazione, a cui si appella per provare a non fare le stesse cose sempre nello stesso modo. Al possibile piacciono le associazioni di idee e di persone che in quelle idee si riconoscano. Il dubbio è motore, la critica sempre viva, la serenità è data da una leggera ma insistente forma di irrequietezza. I requiem lasciamoli agli altri». La nuova edizione di "Un po' di possibile" va ad aggiungersi alle moltissime novità di questa stagione: dal libro di Saverio Tommasi su Vannacci, a quello di Giuseppe Civati sull'ondata nera che minaccia l'Europa; dalla denuncia di Raffaele Oriani su come i media trattano quanto avviene a Gaza, al racconto di Sara Lucaroni sul genocidio degli yazidi; dalla graphic novel su Matteotti dei fratelli Catone, all'assalto nazifascista alle fabbriche genovesi ricostruito da Giovanni Mari; dalle storie di Stefania Prandi delle molte donne che migrano nel nostro paese lasciando a casa le proprie famiglie, all'inchiesta a cura di Pietro Lacasella sulle vicende poco chiare legate alle olimpiadi invernali a Cortina. Non avete che l'imbarazzo della scelta, insomma.

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