Una piccola ma disturbante notizia di questa settimana riguarda la titolare di un bar in provincia di Verona i cui scontrini recano stampato sopra il volto di Mussolini. Una cosa che la suddetta fa da anni, ma mentre prima capitava solo in corrispondenza di alcune ricorrenze significative, da quando la sua parte politica ha vinto le elezioni lo fa tutti i giorni. Peraltro, la parte sconvolgente della questione non è il volto del Duce, ma il fatto che la signora faccia lo scontrino.
Invece, in Russia, a Mosca, un gruppo di neonazisti ha picchiato un tizio, scambiandolo per antifascista. Mentre la medicavano, visibilmente stupita e leggermente indispettita, la vittima ha poi spiegato di essere un neonazista pure lui, per la precisione un combattente di un’unità nazista impegnata in combattimento in Ucraina.
In Argentina, Javier Milei, il nazistoide fuori di testa che ha vinto le primarie del suo partito, ha dato un’intervista in cui ha accusato il suo connazionale Papa Francesco di essere comunista e di promuovere politiche (cit.) “di merda”. Uno degli aspetti peculiari della sua campagna è un nemmeno troppo velato atteggiamento nostalgico nei confronti della dittatura che governò il suo Paese una quarantina di anni fa, mentre la sua running mate Victoria Villarruel è una negazionista della dittatura stessa. Molto bene.
In Florida, infine, un folto manipolo di nazisti si è messo in fila sul bordo di un cavalcavia e si è fatto riprendere mentre, come un sol uomo, faceva il saluto a mano tesa alle auto che sfrecciavano di sotto. Purtroppo, John Belushi è morto nel 1982 e i Blues Brothers non erano in zona. Poi, i nazi si sono diretti verso DisneyWorld, che in Florida è uno degli obiettivi preferiti della destra: in questo caso a mancare era Stanley Kubrick, morto nel 1999, altrimenti la Marcia di Topolino ci sarebbe stata a pennello (“Noi gridiamo in coro, evviva, hip hip urrà, cin cin!”). I nazisti di una volta invadevano la Polonia, quelli di adesso protestano davanti ai parchi tematici, vabbè. Il Governatore dello Stato Ron DeSantis, la cui sfida a Trump sta andando piuttosto male, sta provando a non farsi superare a destra dicendo cose tipo che la schiavitù ha avuto anche lati positivi, ma fa fatica, fa molta fatica, poveraccio.
Insomma, è un gran momento, per la destra mondiale. Sul serio. È viva, pulsante, non è più relegata negli armadi con gli scheletri, tantomeno nelle fogne. Qua e là governa pure (un Paese a caso… esatto, questo). Quelle puntate di serie tipo Ncis in cui l’agente Di Nozzo entra nella casa di un sospettato, la perquisisce, e poi a un certo punto si accorge che dietro l’armadio c’è uno stanzino segreto pieno di croci uncinate e memorabilia… beccato, il sospetto è un nazista, wow, sconvolgente. Tutto superato, persino ingenuo per gli standard attuali, cari sceneggiatori di Hollywood, invece di scioperare dovreste aggiornarvi un po’. Il nazista del 2023 è piuttosto fiero, ha fatto coming out, celebra i suoi pride, appende la bandiera davanti a casa, sfoggia i suoi simboli con orgoglio. E però, per qualche misterioso motivo, non riesce a fare a meno di sembrare un coglione. Ci avete fatto caso? È strano, no? Inquietante, certo, molto inquietante. Ma al tempo stesso grottesco. L’anno scorso, ospite di un evento a Bologna, John Landis spiegava che i famosi nazisti dell’Illinois non se li era mica inventati, esistono davvero, solo che ai tempi nessuno lo sapeva. Mentre adesso sono figure pubbliche. Ci vorrebbe proprio lui per raccontare il raid dei nazisti moscoviti, ve lo immaginate? È una sceneggiatura perfetta: «Obersturmführer, abbiamo effettuato una spedizione punitiva contro un antifa a Mosca». «Bravi!». «Solo che… è venuto fuori che era un kameraden pure lui…». «Mapporc…!».
Fa ridere. E fa venire i brividi. Ma fa ridere. Suscita questo tipo di sentimenti contrastanti. È come se non si fossero formati sul Mein kampf, ma su Gli eroi di Hogan, serie prototipo, forse (l’iniziale obiezione dei produttori, all’epoca, era che “i nazisti non fanno ridere”: e avevano ragione, ma col senno di poi anche torto), di tutte quelle opere di fantasia che per decenni ci hanno raccontato i nazisti come degli imbecilli, da Indiana Jones, che è tornato a prenderli a cazzotti alla bella età di 81 anni, agli incappucciati di Tarantino in Django, alle nostre Sturmtruppen, quelle dei capitanen, dei sergenten, e del fiero alleaten Galeazzo Musolesi.
Insomma, siamo nel bel mezzo di “una gaia commedia neonazista”, per chi coglie la citazione, in cui si ride, si ride, ah se si ride. Per un po’. Ma si piange, pure, oh se si piange.
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