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  • Immagine del redattoregiuseppe civati

Hanno preso un granchio


L’altra sera, sul palco di WeReading a Santarcangelo di Romagna, con Andrea Pennacchi abbiamo lanciato – scherzando ma molto seriamente – il movimento rivoluzionario dei granchi blu.


Partivamo dalla conferenza stampa in cui Luca Zaia ha mostrato i granchi blu, spiegando che questi crostacei «spaccano tutto» e che bisogna confrontarsi con un fenomeno devastante che riguarda soprattutto l’Adriatico.


Dopo qualche ora, è l’ineffabile Lollobrigida, per non essere da meno, lui che ha così a cuore il made in Italy, a farsi riprendere con il granchio, in cucina, dopo averlo acquistato al mercato.


Lollobrigida al solito è confuso: da una parte, si trova di fronte a un brutale invasore che assalta le nostre coste, dall’altra ne elogia le qualità. Per Lollobrigida il punto è «raccoglierne» il più possibile per salvare le specie autoctone e già che ci siamo mangiarsi l’alieno perché è pure buono, facendolo entrare nella nostra offerta culinaria.

«Sta infestando i mari, ma ha grandi proprietà nutrizionali». Al di là delle intenzioni del ministro della sovranità alimentare (!), il video è un perfetto video promozionale, non ce n’è. L’Ansa sintetizza: «Lollobrigida: "Il granchio blu invade le nostre acque? Mangiamolo».


La metafora è ricca e un filo rosso (anzi, blu) attraversa tutti questi interventi “istituzionali”. Per la verità, la storia del granchio alloctono era iniziata con toni ben più drammatici. «Vengono qui e mangiano le nostre vongole» e «Sono capaci di riprodursi all’infinito, sostituendosi alle specie italiane» si leggeva sui giornali, soprattutto locali. Ogni riferimento al linguaggio che si usa per le migrazioni era puramente casuale…


Come capita quando si ha a che fare con i fenomeni migratori, però, la diffidenza ha presto lasciato il posto al business. Oggi si leggono titoli ben diversi: «Granchio Blu, prezzo raddoppiato in un mese». Si parla di decine di chili al giorno per ogni pescheria, di crescita e di spinta da parte degli operatori perché il prodotto si diffonda. Sul web spopolano le ricette per cucinarli in padella o al forno.


A noi i granchi blu non piacciono e però piacciono. Non appartengono alla nostra cultura gastronomica e però li introduciamo subito. Vorremmo respingerli ma intanto li facciamo entrare in casa nostra. Chissà se verranno stabilite delle quote di granchio accettabili e se i flussi saranno pianificati.


Forse un giorno si parlerà di granchi azzurri, così da richiamare i colori della nazionale. Chissà.


Andrea Pennacchi è un bardo e un profeta ed è privilegiato nella comprensione di complessi fenomeni umani. Ma che i granchi blu fossero rivoluzionari lo aveva capito subito. E siamo solo all’inizio.

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