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  • Immagine del redattoreFranz Foti

Il cinismo di Elon Musk sulle miniere del Congo



Martedì scorso Elon Musk si è pubblicamente rivolto all’assemblea degli azionisti di Tesla dal palco della sede di Austin della società, per discutere delle sfide che attendono il più celebre produttore di veicoli elettrici al mondo. Come sempre, l’intervento dell’ex uomo più ricco del mondo ha attirato l’attenzione dei media per il suo consueto mix di atteggiamenti da guru hi-tech e fanfaronate da bulletto, specie nei confronti del gruppo di contestatori che anche questa volta si è manifestato ai margini dell’incontro per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle molte denunce di maltrattamenti, atteggiamenti razzisti e sessisti e condotte antisindacali di cui i vertici Tesla sono accusati da ormai diverso tempo.


Senza nulla togliere a queste battaglie sacrosante, è interessante notare come al cahier de doleances degli attivisti nei confronti di Musk si siano aggiunte le condizioni di lavoro, sociali e ambientali delle miniere di cobalto del Congo. Novità che non può che essere frutto del grande successo di pubblico e critica di Rosso cobalto, il libro-rivelazione di Siddharth Kara che sta raccontando al mondo l’orrore dell’estrazione di quel componente fondamentale delle batterie di telefoni, tablet, computer e non da ultimo delle auto elettriche di nuova generazione di cui Tesla è capofila.

Di fronte al clamore sollevato dalle proteste, che chiedono a Elon Musk e al suo consiglio di amministrazione - come al resto delle società di alta tecnologia - di intervenire per porre rimedio allo sfruttamento di donne, uomini e bambini che ogni giorno scavano fino allo sfinimento, spesso al prezzo della salute o della vita stessa, alla ricerca del cobalto che alimenta le nostre vite, la tronfia e sprezzante risposta del multimiliardario di origine sudafricana ha mostrato ancora una volta l’assoluta sufficienza e l’estremo cinismo con cui questi è uso liquidare tutte le questioni che hanno a che fare con i diritti umani.

Musk ha prontamente risposto alle critiche promettendo che Tesla condurrà delle inchieste e dei controlli affidati a parti terze sulle condizioni delle miniere di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo. Quindi più di qualcuno sarà indotto a pensare che il chiacchierato patron di Twitter stia effettivamente prendendo sul serio la situazione, cercando soluzioni concrete a un problema enorme come quello della necessità di reperire un materiale prezioso come il cobalto, senza per questo trascurare i diritti fondamentali.

Chi leggerà Rosso cobalto, però, scoprirà che di tutto questo non ci dovrebbe essere bisogno, perché Tesla fa già parte da anni della Global Battery Alliance (GBA), una piattaforma internazionale che mette insieme istituzioni, aziende hi-tech, compagnie minerarie e ONG il cui scopo dovrebbe essere proprio quello di combattere lo sfruttamento e il lavoro minorile nelle miniere di cobalto del Congo.

Solo che, come Siddharth Kara denuncia nel libro, la GBA non fa molto più che scrivere grandi proclami e dichiarazioni: in tre anni di viaggi nelle miniere del Congo non ha mai incontrato i funzionari della GBA sui siti minerari, né peraltro ne hanno anche solo mai sentito parlare le moltissime persone che ogni giorno lavorano nelle miniere congolesi e che l’autore ha intervistato per il libro.

Quindi Musk vende come rivoluzionarie delle promesse di seconda mano, che lui stesso ha già avanzato da anni, senzaa mai mantenerle anche solo minimante. Come se non bastasse, il New York Times ha recentemente rivelato il nome della persona che Tesla starebbe incaricando di questi mirabolanti controlli indipendenti: J.D. Straubel, una figura talmente indipendente da essere stato fino al 2019 un dirigente di alto livello proprio di Tesla, prima di fondare una sua azienda per il riciclo - ma che combinazione - delle batterie ricaricabili.

Come se ciò non bastasse, Musk ha anche annunciato - credendo forse di fare una delle sue “esilaranti” battute - l’intenzione di mettere a guardia delle miniere di cobalto «una webcam», aggiungendo «se qualcuno vede un bambino, ce lo faccia sapere».

Chi avrà letto in Rosso cobalto a le strazianti storie di bambini vittime di atroci infortuni e violenze indicibili all’interno di quelle miniere, non potrà che provare un moto di sdegno e di autentico disgusto per l’atteggiamento ridanciano del fondatore di Tesla di fronte a una piaga vergognosa come quella dello sfruttamento minorile.

A quanti obiettano che invece la proposta potrebbe essere seria e concreta, lasciamo che sia lo stesso Siddharth Kara a rispondere, come già ha fatto a commento della notizia:


Le concessioni minerarie possono essere grandi quanto piccole città. Stiamo parlando di 10.000 webcam per coprire ogni miniera? Le web cam ripianteranno i milioni di alberi distrutti dalle miniere di cobalto? Impediranno ai tunnel di crollare? Pagheranno salari equi? Forniranno dispositivi di protezione individuale ai lavoratori?Ripuliranno il Congo dai rifiuti tossici che lo inquinano? Queste webcam seguiranno i bambini che scavano nella miniera e vendono cobalto alla catena di approvvigionamento delle compagnie minerarie? Monitoreranno le centinaia di magazzini che acquistano cobalto da minatori bambini e poi lo rivendono direttamente alle compagnie minerarie da cui Tesla si rifornisce? Smettiamola con le sciocchezze e affrontiamo davvero questi problemi. Sempre, ovviamente, che Tesla pensi che il popolo congolese meriti qualcosa di più che un astuto espediente comunicativo.

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