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  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Il migliore


È stata una settimana spaventosa. Lutto, distruzione, regioni sotto acqua e fango. Come si fa a non incazzarsi? Pensate al tempismo: giusto la settimana prima - ne avevamo parlato anche nel numero precedente delle Bolle - l’attivista di Ultima Generazione Chloé Bertini lasciava lo studio di Piazza Pulita perché stufa di doversi confrontare con il solito negazionista pescato per fare caciara, seguivano giorni - che erano già stati preceduti da mesi e mesi - di dibattito dei soliti che quando casca il mondo guardano le pieghe delle tende: eh ma non si fa, eh ma i modi, eh ma questi ragazzi signora mia dove andremo a finire. Poi il mondo casca per davvero, ma mica ce la fanno a collegare le cose, nemmeno quando sono ravvicinate, gli sfugge il nesso causa-effetto. Anche se comunque, in studio, l’altra sera, Formigli si è confrontato con un esperto. Uno solo. Senza mettergli davanti un clown. C’è la tragedia in corso, per questa settimana meglio di no.


Nel frattempo, nel bel mezzo dell’emergenza nazionale, senza nemmeno aspettare che spiovesse, il dinamico duo a capo del cosiddetto Terzo Polo ha pensato fosse il momento perfetto per dare una bella accelerata alla sua almodovariana crisi, coniugale ma anche di mezza età. Una farsa messa in scena mentre imperversano tragedie, quando si dice il buon gusto. Quei due rappresentano l’unica cosa veramente comica in onda in questo momento, altro che Mrs. Maisel. Ma è di più, è tipo Succession, però senza il patriarca perfido e geniale, senza eredità, quella se la sono già bevuta, solo coi figli tossici. C’è un danneggiato, a questo punto della storia appare ormai chiaro, ed è Calenda. Va in tivù ad ammettere di aver sbagliato, «ho sbagliato, ho sbagliato», ripete continuamente, e la telecamera ce lo restituisce invecchiato di 10 anni nei pochi mesi che ha passato a convivere con quell’altro. Che invece è in formissima: fa conferenze, fattura, dirige un giornale, è tornato a dare le carte, anche se a un tavolo che via via si fa sempre più piccolo. Ma pensate a quanti prima delle scorse elezioni si fregavano le mani perché avremmo sì perso, questo sicuro, ma ce ne saremmo finalmente liberati. E invece no, infatti adesso gode lui, parecchio. Grazie, Carlo, bella pensata, non dovevi.


Comunque, il nuovo Riformista di Renzi è l’unico giornale che valga davvero la pena di leggere al momento. E, siccome non lo fa quasi nessuno, dall’inizio del nuovo corso ci siamo sacrificati noi di Ossigeno per voi. L’impostazione è scarna, pochi temi ribattuti con la foga di un fabbro di Asgard: giochi di parole infantili sulla foto sparata enorme in apertura. Editoriali del Direttore Renzi - quando ha tempo di scriverli - che raccontano cose di politica direttamente riferibili a Renzi stesso, tipo: compleanno di Kissinger, sentito ricordo di quando incontrò Renzi e gli disse che era bravo. Poi cos’altro? Sparmigianate di garantismo, per far l’occhiolino ai berluscones, sfottò a Conte, drammatiche denunzie del massimalismo in cui è caduto il Pd con la sua nuova leadership. E qualche perla, tipo il pezzullo scritto da Francesco Storace, che peraltro è proprio il momento storico ideale per fare operazioni così.


«Renzi mi aveva detto che guadagna 2 milioni e mezzo di euro con gli arabi e quindi faceva un passo indietro» ha detto Calenda a un certo punto, e invece di raccogliere umana solidarietà cosa gli riserva il destino cinico e baro? Italia Viva cresce, ruba parlamentari, Azione invece cala e rapidamente si prosciuga. Funziona così: il tifo va a chi vince, anche con furbizia, non a chi forse era andato per infinocchiare ma è finito infinocchiato. Una volta David Byrne, che pure è un raro esempio di genio, ha detto che quando stava nei Talking Heads scrivevano brani che non erano in grado di eseguire, erano troppo complicati. Calenda ha peccato della stessa sopravvalutazione di se stesso provando a unire i liberali in un partito unico, e non è di certo David Byrne, anche se uno psycho killer alla fine l’ha incontrato. Giustamente, un sincero liberale che assiste a tutta st’agonia una domanda se la pone: come si fa a votare e continuare a ritenere bravo e competente uno che si fa mettere nel sacco così? Allora meglio quell’altro. In fondo, da un certo punto di vista molto molto particolare, nella sua specifica disciplina, è il migliore. Come Wolverine usa dire nei fumetti, quando affetta i nemici con i suoi artigli: “Sono il migliore in quello che faccio, e quello che faccio non è piacevole”.





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