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  • Immagine del redattoreDavide Serafin

Bravi a far niente



L’avete vista la fila dei barchini a Lampedusa? E i fori di proiettile nella portiera dell’auto a Caviano? E quella storia della notifica non ancora pervenuta a Bruxelles dell’accordo tra Ita e Lufthansa? Senza parlare delle incertezze sul PNRR, su cui il governo sembra sempre con il fiato corto. Speriamo che ce la caviamo anche stavolta.

No, non è strategia politica. È cialtronaggine. È incapacità di mettere in atto una qualsivoglia azione concreta, anche schiettamente di destra. E invece riescono a trasformare un’emergenza in un’emergenza ancora più grave. Ci vuole del talento, a questi livelli.

Del resto, se con i migranti, stipati come corpi vuoti sul molo di Lampedusa, sotto un sole cocente, si fa un gran uso del manganello, con Christine Lagarde, Presidente della Banca centrale europea, rea di aver criticato la nuova tassa extraprofitti delle banche, difficilmente può trovare applicazione il sempre efficace bastone.

È emergenza, anche se non lo è. Anche se i numeri degli sbarchi equivalgono a quelli del 2016, o del 2015. Anche se Caviano è esattamente dov’era tre mesi fa, o cinque anni fa, poco cambia. Il governo Meloni ci sta abituando a una stranissima equazione: mobilitando le forze (dell’ordine), il disordine aumenta. Sarà per una ignota legge della termodinamica, ancora non scritta, chissà. D’altronde, il colpevole è sempre altro, altrove. Loro che governano hanno raggiunto obiettivi inimmaginabili, hanno stabilizzato l’economia, ma per la prossima Legge di Bilancio non ci sono denari, tanto vale tenersi buona Ursula von der Leyen: servirà un’amica in Europa per fare altro debito. E cos’altro potrebbero inventarsi?

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