Sorpresona all’appuntamento finale del tour europeo di Giorgia Meloni: no, non si è presentato Zucchero per cantare “Senza una donna”, e nemmeno Elisa con “Luce - Tramonti a Nord-Est”, come ai concerti dei Coldplay, anche se entrambe sarebbero state più adeguate, e nemmeno la premier ha improvvisato canzoni fuori dal suo repertorio, semplicemente sul più bello del suo paziente lavorio sulle politiche migratorie europee, Polonia e Ungheria si sono palesate per segarlo brutalmente (e in fondo sempre di nord-est si tratta). Poi c’è il casino legato al Mes, di cui parliamo ormai da anni e francamente non ne possiamo più, verrebbe da girare il proprio Iban alla Commissione e farsi fare un bonifico, se proprio proprio nessuno vuole farsi avanti. È un po’ una di quelle situazioni da fine cena pantagruelica, resta una sola fetta di torta e pare brutto passare per ingordi, del resto evidentemente siamo già talmente pieni che abbiamo appena rimandato indietro il secondo, pardon, la terza rata del Pnrr. La prova costume è imminente e bisogna stare attenti alla linea, sapete com’è. Ma non dovevamo costruire un botto di asili? Vabbé, ne parliamo dopo le ferie.
L’impressione fortissima è che qualcosa scricchioli, nell’impalcatura della maggioranza, che si fa i dispetti votando con la minoranza e facendo rimarcare la propria assenza in aula nei momenti strategici. E c’è pure un certo innegabile nervosismo, come quando l’altro giorno la Premier è sbroccata male dopo esser stata provocata sul tema delle droghe. E se l’è pure presa con le serie tivù, anche perché come tutti sanno, “sbroccata male” in inglese si traduce con “breaking bad”. Ne è seguita una campagna ad hoc i cui effetti saranno rilevati dai Sert nei prossimi mesi, e una stretta sui contenuti Rai, evidentemente non già abbastanza zeppi di pretini e suorine anche se effettivamente capaci di istigare anche nei più sobri una certa voglia di darsi al consumo di stupefacenti. Ma la reazione era veramente eccessiva, da drama queen più che da statista, da Muccino più che da Gomorra, ed è vero che lei è coatta a livelli imbarazzanti e sui comiziacci da bava alla bocca ha costruito le sue fortune, ma viene da chiedersi se stia bene, se stia prendendo le sue pilloline, quelle prescritte dal medico si intende.
Ma questa specie di disastro imminente potrebbe allo stesso modo finire sia come il Titanic, che non riuscì a finire nemmeno il viaggio inaugurale, che come la torre di Pisa, che minaccia di cadere da secoli e invece è sempre lì. In particolare, se l’estate dovesse essere di calma piatta e non di capitolazioni come quella scorsa, e se si dovesse scavallare senza danni l’inverno con tutto il suo portato di leggi finanziarie e così via, poi si va verso elezioni europee in cui la destra potrebbe fare cappotto un po’ ovunque, spostando in là politiche comunitarie che già al momento non sono di certo particolarmente progressiste. Resterebbero le contraddizioni tra i vari nazionalismi, e la difficoltà dell’Italia a chiedere che i migranti diventino una questione comune a partner che ragionano solo in termini di casa loro, ma lo stato comatoso dell’opposizione in Italia, della sinistra in Francia, della socialdemocrazia in Germania e altrove è tale da far temere che per quanto in difficoltà la destra italiana possa continuare a dormire sonni tranquilli, mentre per la sinistra crisi continui ad avere un significato letterale e non quello di opportunità.
Che poi il Governo non funzioni diventa a quel punto una questione del tutto secondaria: gli inciampi sono praticamente quotidiani e sotto gli occhi di tutti, ma numerosi precedenti insegnano che questo può anche non essere visto dagli elettori o dall’opinione pubblica come un motivo sufficiente per farlo cadere. A meno che, ovviamente, in questo costante stress test a qualcuno non scappi la mano facendo scattare l’incidente. Nel caso, volendo dare un significato a segnali che invece potrebbero essere del tutto casuali, si spiegherebbe così il rispuntare in situazioni random di Mario Draghi, il cui buen retiro è stato più breve di quanto ci si potesse aspettare: una cerimonia qui, un’occasione istituzionale là, una paparazzata durante un frugale pasto, l’uomo rimette fuori la testolina da vera guest star come a ricordare che, se serve, lui c’è. E i media lo riprendono, ben lieti e già nostalgici, come a dire: non capita, ma se capita…
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