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  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Tarapia tapioco come se fosse Fiuggi


Per fortuna anche questo 25 aprile è passato, non se ne poteva più. No, non della festa, anzi. Non se ne poteva più di vedere esponenti di Fratelli d’Italia interrogati sul loro essere o non essere antifascisti. Una sofferenza indicibile, per loro e alla lunga anche per noi, francamente. Che se proprio deve calare la mano del Governo per censurare l’informazione lo faccia evitare questo tormentone, in futuro. Non che quelli rispondano, per carità, questo no, messi di fronte alla fatidica domanda, in genere adottano strategie ben note: la tanatosi, ovvero si fingono morti, la supercazzola, o al limite tirano in ballo i comunisti, comunisti ovunque, dove li hanno visti lo sanno solo loro ma vabbè. Alcuni, sembra incredibile, non se l’aspettano e vanno realmente nel panico, tesorini: “Sì! Volevo dire, no! Cioè, chi lo vuole sapere? Sono fatti miei! Adesso che fate, chiamate i Carabinieri?” (o magari un’ambulanza, ecco).

 

Comunque, alla centesima volta che si assiste al pietoso siparietto, si comincia a vedere oltre la questione per quella che è, e ci si interroga più a fondo. Per esempio: ma perché, benedetti figlioli, non organizzano un bel convegno, di quelli con le bandiere e tutto, e non affrontano la questione, una specie di grande seduta di psicoterapia di gruppo, che farebbe bene a loro ma a questo punto pure a noi? Si facciano spiegare come si fa dalla sinistra, che in questo genere di cose è espertissima, nel giro di pochi anni ha già rinnegato il comunismo, il socialismo, la socialdemocrazia in genere, il riformismo, tutti i leader a partire da Lenin giù giù fino a Mattia Santori delle Sardine, passando per Zapatero, Craxi, Tsipras, Blair, Bertinotti e Nanni Moretti, la fede interista, e pure quella volta che era rimasta un’ultima fetta di torta in frigo e nessuno sa chi l’ha mangiata. Massì, due-tre giorni in un bel centro conferenze, in qualche località amena, problema risolto. Poi però sovviene il ricordo: l’hanno già fatto! Per la precisione, il 27 gennaio del 1995, data della famosa “Svolta di Fiuggi”, quando il vecchio Msi, ormai forza di governo grazie al coinvolgimento dell’arrembante Silvio Berlusconi, lasciò il posto ad Alleanza Nazionale e c’era bisogno di rendersi presentabili - usava ancora, all’epoca - e venne licenziata una tesi finale in cui, tra le altre cose, si diceva che “è giusto chiedere alla destra italiana di affermare senza reticenza che l'antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato”, ma non solo, gli ex camerati arrivavano a definirsi “figli di Dante e di Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile e” - rullo di tamburi - “anche di Gramsci”, avete letto bene, proprio lui.

 

Ma allora perché ne stiamo parlando ancora oggi, trent’anni dopo? Beh, una risposta potrebbe essere che forse forse alla fine mica tutti erano così sinceri, in quel passaggio. Giorgia Meloni aveva aderito al Fronte della Gioventù solo tre anni prima, e Andrea Delmastro di lì a pochi mesi sarebbe stato eletto, per la prima volta, consigliere di circoscrizione a Biella, e suo padre sarebbe stato approdato alla Camera l’anno seguente. Già a Fiuggi i più vicini a Pino Rauti si erano staccati, dando vita al Movimento Sociale Fiamma Tricolore, ma evidentemente ben altro covava, sotto la cenere, e avrebbe continuato a lungo visto che si dovrà arrivare al 2012 perché il trio formato dalla stessa Meloni, da La Russa e da Crosetto si staccassero per far nascere FdI (con lo lo stesso Delmastro, anche se all’epoca non era così noto da meritare citazione). Erano gli anni del Popolo delle Libertà, il partito che metteva insieme Forza Italia e An o almeno avrebbe dovuto finché Fini, a forza di spostarsi verso il centro, a un certo punto fu indicato come futuro leader dei moderati più e meglio di Berlusconi stesso, cosa che gli fu fatale (ma questa è un’altra storia). Meloni e i suoi, nel frattempo, provavano a fare la famosa traversata del deserto, ma mica come in genere va con le scissioni a sinistra, che finiscono sempre male, anzi, con un certo successo di cui oggi sappiamo bene. Quasi da prenderli a modello, se mai avessero voglia di spiegarci come hanno fatto, magari con un tutorial. Comunque, FdI si prese la fiamma, e pure la sede storica in via della Scrofa, e fece pure “le primarie delle idee”. Quelle idee lì, le loro, avete presente? Le misero pure tra i punti del loro programma, alcuni dei quali molto interessanti, a rileggerli oggi: certo il blocco dell’immigrazione, e lo sappiamo, ma oltre alle primarie cose tipo la riapertura delle case chiuse, l’uscita dall’euro, la statalizzazione di tutto il gioco d’azzardo: situazionismo puro. Poi su alcune questioni, nel tempo hanno sorvolato, come si è visto, ma evidentemente su quella, sì insomma sull’antifascismo o per meglio dire proprio sul fascismo stricto sensu, proprio no. Anzi, potremmo dire che è esattamente la loro volontà di poter rivendicare quello che per loro evidentemente è un riferimento fondamentale, ad aver dato il via a tutto quello che è venuto dopo. Anche per questo è abbastanza inutile, continuare a chiederglielo (più chiaro di così…), ma soprattutto a questo punto potrebbero pure dirlo, finirla coi giri di parole, così ci mettiamo una pietra sopra una volta per tutte. Per chiarezza, mica per altro.

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