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  • Immagine del redattoreFranz Foti

La carica dei negazionisti

Aggiornamento: 27 ott 2022


In vista delle elezioni di medio termine del prossimo 8 novembre, continuano le brutte notizie per i democratici. I sondaggi e le previsioni degli esperti continuano a dare in calo le chance del partito di Biden di mantenere la maggioranza in entrambe le camere, e in particolare sembrano ridursi sempre più le possibilità che i dem riescano a mantenere il controllo della House of Representatives, il che avrebbe conseguenze inevitabilmente nefaste sulla capacità di azione di un'amministrazione già un po' anemica come quella di Biden.


Ma le brutte notizie non finiscono qui. Abbiamo parlato diverse volte anche su Ossigeno di come il partito dell'elefantino sia ormai fortemente diviso tra l'ala radicalmente trumpista e quella considerata più "moderata" (virgolette d'obbligo, in questo caso). Ebbene, l'ultima analisi di FiveThirtyEight - il centro di analisi dati di un'autorità in materia come Nate Silver - è estremamente probabile che la quasi totalità dei nuovi deputati repubblicani saranno non solo dei trumpiani di ferro, ma dei negazionisti delle elezioni presidenziali del 2020, in altre parole persone che sostengono apertamente l'illegittimità di Biden come presidente, che avrebbe rubato l'elezione al reale vincitore, Trump, tramite brogli architettati dal fantomatico deep state, cioè quella rete di eminenze grigie e potentati vari che governano segretamente l'America in barba alla volontà popolare.


Non solo, secondo il modello predittivo di FiveThirtyEight, se davvero i repubblicani dovessero ottenere la maggioranza (che alla camera bassa è di 255 deputati), per lo meno 119, cioè la metà di questi, sarebbero appunto negazionisti ultra-trumpiani, il che sposterebbe all'estrema destra le politiche di quel ramo del Congresso.


Non sorprende quindi che lo sforzo messo in campo dai progressisti in questi ultimi giorni di campagna sia davvero senza precedenti, con Bernie Sanders, AOC e la sua Squad che hanno dispiegato un vero e proprio arsenale mediatico sia di supporto alla campagna nazionale che di sostegno diretto ai candidati progressisti nei collegi più difficili. Allo stesso modo, sul fronte moderato, il ritorno di Obama, che solo due giorni fa è sceso in campo tramite i suoi canali social con un messaggio di chiamata al voto di immediata popolarità.


Tanto i progressisti quanto Obama stanno concentrando il loro messaggio sugli elettori più giovani, perché come scritto anche qui su Ossigeno la scorsa settimana, solo loro possono incidere sull'esito delle elezioni a favore dei democratici, andando in massa alle urne come già avvenuto nel 2018, l'anno che ha sancito l'esordio al Congresso della Squadra.









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