La questione è serissima, e ci abbiamo scherzato su soltanto perché i granchi erano presentati come pericolosi invasori, usando lo stesso linguaggio che di solito si riserva ai migranti. Arrivano con le navi, vengono sulle nostre coste, mangiano le nostre vongole, non hanno rispetto per ciò che trovano: l’estate era iniziata così, come ricorderete.
Poi ci si sono messi Zaia e Lollobrigida, e tutto aveva già virato verso il grottesco, soprattutto nel video del ministro che ne decantava le grandi qualità gastronomiche, affermando che in sostanza l’unico modo per combatterli era mangiarli. Che sono anche buoni, dice il sovranista alimentare alle prese con il granchio globalista.
La realtà però supera puntualmente la fantasia e ora i granchi blu li importiamo. Proprio così. Dalla Grecia.
Perché saranno anche degli invasori che depredano le nostre coste ma vanno via come il pane e il prezzo è salito vertiginosamente e insomma il business è business. Il granchio, insomma, non è solo globalista, è capitalista. E l’affare si complica parecchio, quando c’è di mezzo il capitalismo (cioè, sempre).
Ora in Veneto si vendono granchi blu greci e i veneti difendono i loro granchi blu, da chi vuole depredarli dei prodotti locali pescati dai nostri pescatori, sulle nostre coste. Dai “nostri” granchi blu.
E così via, all’infinito, nel blu, dipinto di blu.
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