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  • Immagine del redattoreFranz Foti

Le Bidenomics e una riflessione per noi #USA24


Nel breve video che segue, Il presidente americano spiega in consistano le cosiddette Bidenomics, cioè le politiche economiche della sua amministrazione, che a detta di tutti saranno uno degli elementi centrali della prossima campagna elettorale negli USA.

Qui il testo tradotto del video

«Voglio condividere con voi le mie idee per un’economia che si espanda dalla classe media, e dal basso verso l’alto, non dall’alto verso il basso.

La “trickle down economy” è la teoria secondo cui dovremmo tagliare le tasse ai ricchi e alle grandi aziende, così che parte di quella ricchezza “ricada” su tutti gli altri. Sempre secondo questa teoria, dovremmo tagliare gli investimenti pubblici nelle infrastrutture come strade, ponti, acquedotti, aeroporti, e nella pubblica istruzione.

Quando è stata messa in atto, la trickle down economy ha fallito. Ha fatto esplodere il deficit, aumentato le disuguaglianze e indebolito le infrastrutture americane. E ha reso più difficile per le persone accedere alla classe media.

Questo è ciò che è successo fino ad ora.

Il mio piano è quello di far crescere l’economia rafforzando la classe media e tornando a costruire cose in America. Dobbiamo far sì che i ricchi paghino la loro parte, non tagliare loro le tasse.

La gente chiama questo piano “Bidenomics”, e sta funzionando.

I pilastri delle Bidenomics sono tre.

  1. Investire in maniera intelligente in America.

  2. Istruire e rafforzare i lavoratori.

  3. Promuovere la competizione, per abbassare i costi e aiutare le piccole imprese.


Gli investimenti intelligenti sono quelli nelle infrastrutture, nell’energia pulita e nel settore manifatturiero. Questo settore sta riprendendosi, con la creazione di nuovi lavori, ben pagati e sindacalizzati.

Abbiamo ottenuto anche 500 milioni di dollari di investimenti privati nel settore manifatturiero in America. Stiamo assistendo a un boom nella creazione di nuove fabbriche. La spesa in costruzione di nuove strutture nel settore manifatturiero è raddoppiata negli ultimi due anni. Durante la mia presidenza sono stati creati 13 milioni di nuovi posti di lavoro, di cui quasi 800mila nel settore manifatturiero.


Istruire e rafforzare i lavoratori significa aumentare i salari, aumentare l’occupazione, aumentare la formazione per i lavoratori, dare sostegno ai sindacati. Abbiamo abbassato il tasso di disoccupazione a livelli storici. Stiamo dando opportunità di istruzione e formazione ai lavoratori, e rendendo più facile unirsi a un sindacato.


Promuovere la competizione per abbassare i costi per le piccole imprese significa mettere al bando gli accordi di non competizione, abbassare il costo dei farmaci prescritti, tagliare i costi indebitamente addebitati per i servizi, in particolare quelli finanziari. Dare eque opportunità alle piccole imprese.

La mia amministrazione ha lavorato per abbassare i costi dei servizi sanitari, di quelli bancari, i costi dei trasporti e quelli degli affitti. Le piccole imprese stanno già risparmiando centinaia, migliaia di dollari l’anno.


Le Bidenomics guardano al futuro, permetteranno a ciascuno di noi di scrivere il prossimo grande capitolo della storia americana. Puntano a investire nell’America, negli americani.

In altre parole, rimettere in piedi il sogno americano.

Perché quando investiamo in un’economia che si espanda dalla classe media, e dal basso verso l’alto, non dall’alto verso il basso, questo porta crescita economica e benefici per tutti.

Amici, le Bidenomics funzionano, ed è solo l’inizio.»

In sostanza si tratta di un massiccio aumento degli investimenti pubblici nelle infrastrutture; un intervento federale nell’economia - in particolare nel settore manifatturiero - pressoché senza precedenti negli ultimi 50 anni; rafforzamento dei sindacati; aumento degli investimenti in formazione e in istruzione per i lavoratori; agevolazioni fiscale alla classe media e aumento della pressione fiscali sui ricchi; forte intervento antitrust e per la competizione economica; abbassamento delle tariffe dei servizi, in particolare di quelli all’impresa; innalzamento dei salari.


Si tratta, in buona sostanza, di una versione molto muscolare delle politiche che già si erano viste in campo con Clinton e con Obama, ma con un’attenzione molto più alta alla redistribuzione e maggior coraggio nell’utilizzo della spesa pubblica.

Politiche in assoluta controtendenza - come sottolinea Biden stesso - con il mantra repubblicano della trickle down economy, cioè dell’idea che per aumentare il benessere di una nazione sia necessario detestare i ricchi e lasciare che il mercato si autoregoli, così da aumentare la ricchezza, lasciando che questa “sgoccioli” dai più ricchi ai più poveri.

A quando pare, Biden non mente quando dice che le sue politiche stanno funzionando: come sottolineato anche da media non certo particolarmente di sinistra come Fortune e Bloomberg, i risultati sono notevoli: crescita del PIL al 2,4% (In europa siamo intorno all’1%, in Italia allo 0,8), disoccupazione al 3,5% (in Europa è al 6,4%, in Italia al 7,4%), inflazione al 3% (in Europa e in Italia è attorno al 5,5%).


Una serie di dati che sfatano un altro grande mito della destra USA: quello che non si possa avere crescita abbastanza alta con una disoccupazione troppo bassa.

Una convinzione così radicata che l’amministrazione Biden è stata molto criticata per aver aumentato così tanto l’occupazione, con i commentatori economici vicini ai repubblicani che prevedevano un calo del PIL significativo, di conseguenza, e che invece sono stati smentiti dai fatti.


Pur con un amministrazione fatta di luci e ombre - non siamo qui a fare un monumento all’ex vice di Obama - va detto che i - non pochissimi - successi della presidenza Biden vengono tutti dall’ala sinistra dei democratici, e va dato merito a Biden di averli ascoltati molto più di quanto era lecito attendersi.


Difficile non notare come qui da noi le cose vadano in direzione opposta: abbassare le tasse ai ricchi, via le misure di sostegno alle fasce più deboli, investimenti pressoché inesistenti, tagli ai servizi, misure per la classe media temporanee, abborracciate e sempre a carico della collettività (non sia mai che le imprese paghino un euro di salario in più). Se non altro, magari la smetteremo di sentir parlare di “destra sociale” e altre creature mitologiche.


La lezione all’Europa (intesa come istituzioni europee) e all’Italia non è tanto a chi le governa in questo momento, infatti, ma è alla sinistra che ambisce a farlo un domani: è ora di tornare a puntare su quelle che sono le idee fondanti del progressismo, invece di cercare l’appeasement con una destra moderata che semplicemente non esiste più e di una destra sociale che non è mai esistita.

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