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  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Life in plastic is fantastic


Sono tanti o sono pochi, 4700 euro di stipendio per un parlamentare? Che poi ce ne sono altri 3500 euro di diaria, che è come se lo stipendio di una persona normale venisse raddoppiato quando fa la cortesia di presentarsi effettivamente in azienda (mica sempre, solo quando si vota), e poi e poi ce ne sono più o meno altrettanti usabili in spese varie di rappresentanza e personale, o anche in parte tenere, e poi e poi e poi ci sono fondi per il telefono, viaggi in treno e aereo… dicevamo? Ah, sì, sono tanti o pochi? Ma soprattutto, non sono almeno trent’anni, che parliamo sempre della stessa cosa? Vabbè.


Allora, una risposta possibile e sensata è sicuramente questa: dipende. Per un parlamentare scarso, sono troppi. Per uno bravo, no. Con “uno bravo” non si intende necessariamente Mandrake - o Berlinguer, o de Gasperi. Basta anche un onesto eletto di provincia, uno che assume i collaboratori in regola, che apre un ufficetto nella sua città per ricevere le persone lunedì e venerdì, quando le Camere sono chiuse e tra l’altro così facendo occupa una settimana lavorativa come quella di ogni altro italiano, uno che magari organizza occasioni di partecipazione e studio, che si prepara quando deve votare e sa cosa sta facendo. Ce ne sono? Sicuramente, anche se va detto che le leggi elettorali degli ultimi vent’anni hanno sempre più scollato l’eletto da un preciso territorio di riferimento, per motivi anche oggettivi legati al fatto che oggi la comunicazione, quella politica, è sempre più nazionale e sempre meno locale, e vale soprattutto per quelli che hanno un minimo di notorietà. Poi c’è un altro problema, legato al costante aumento nell’uso del voto di fiducia da parte di tutti i Governi, di ogni colore: arrivano alle camere testi blindati in cui non si può mettere becco, o si vota a favore o si va a casa, quel poco di discussione avviene nelle commissioni e talvolta neppure, ai parlamentari è richiesto solo di alzare la mano quando devono e questo non lascia molto margine alla riflessione. Chi è all’opposizione se ne lamenta, salvo che poi tende a far peggio quando diventa maggioranza. Se si pensa agli eletti come ai rappresentanti del popolo italiano, quei soldi non fanno più scandalo di quelli pagati a qualsiasi dirigente di media azienda, e nemmeno quelli sono tutti fenomeni, anche se a volte ce li presentano così. Il problema è per cosa gli vengono pagati, e curiosamente quello è un ambito nel quale tutti quei bei discorsi sulla meritocrazia non si applicano, valgono solo per chi sta fuori da quelle aule.


Poi però c’è un'altra risposta possibile alla domanda se quello stipendio è alto, ed è questa: in termini assoluti, sì, sono tanti dindini. Anzi, nella settimana in cui a tot mila persone viene comunicato con un sms che non percepiranno più il reddito di cittadinanza, sono anche di più. Perché è una questione di percezione, non di soli numeri. La stessa settimana in cui mezza Italia Viva va al Twiga, la stessa settimana in cui alla Camera c’è bagarre sulle scarpe da ginnastica, la stessa settimana in cui il Terzo Polo mette in scena l’ennesimo litigio, insomma una settimana come tante in cui chi siede su quegli alti scranni dà la fortissima impressione di star lì a farsi i cavoli propri, e allora altro che stipendi, gli italiani che assistono basiti li vorrebbero vedere in miniera. Come dargli torto?


È un po’ come la discussione sui finanziamenti pubblici ai partiti politici: certo, che sarebbero meglio, rispetto alle donazioni di privati in difesa di interessi non proprio trasparenti. Ma se, come accadeva, un partito prende fondi pubblici e come se non bastasse si prende pure quelli dei ricchi simpatizzanti, che nella prima Repubblica si chiamavano tangenti, poi non ci si può mica stupire se monta giusto un filo di voglia populista di azzerare tutto, ecco. Percezione, appunto: gli argomenti portati da Fassino mentre interviene in difesa del suo stipendio sventolando il cedolino si potrebbero anche discutere, ma solo uno che come Barbie - beato lui! - vive senza che i suoi talloni tocchino mai terra, in un mondo tutto suo colorato e senza problemi, può non rendersi conto che forse non è il caso. Solo uno completamente distaccato dalla realtà può non provare pudore per avere alle spalle trent’anni di vita politica che un giorno, speriamo non troppo lontano, gli daranno una pensione che la maggior parte della gente non può nemmeno sognare, mentre tutte le ultime generazioni da che lui ha iniziato a fare politica probabilmente hanno passato buona parte della loro vita lavorativa in impieghi che non gli hanno fruttato mezzo contributo. Hai voglia, poi, fare i convegni sulla disaffezione dei cittadini.

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