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  • Immagine del redattoregiuseppe civati

Meloni e la sua personale sostituzione etnica



Per la rubrica «I libri degli altri» non pensavo di dovermi spingere così in là, diciamo, perché questa volta si tratta di altri ma proprio altri.


Parlo di un libro appena uscito, inusuale per un presidente del Consiglio in carica, a nemmeno un anno dall’elezione, oltretutto: La versione di Giorgia. Alessandro Sallusti intervista Giorgia Meloni, Rizzoli.


Il libro è una carrellata dell’azione di governo della Nostra, anzi della Loro. E più o meno si trova quello che Meloni è andata dicendo in questi mesi, intervistata da un giornalista molto vicino ideologicamente. Insomma, è noioso. Però ci sono cose che vale la pena riprendere, su due questioni su cui People sta lavorando da tempo: il complottismo e le teorie dell’estrema destra – spesso inventate da nazisti – che circolano per il mondo. Perché, purtroppo, nel libro compaiono a più riprese.


Premessa. Sul fascismo Meloni è netta. Il fascismo? «Non fa parte del mio campo.» (p. 36). Dopo poche righe, attaccando la sinistra, netta lo è ancora di più: «Noi abbiamo fatto i conti con il passato, loro no. Loro usano la storia come arma per colpire, e alla fine sanno guardare solo indietro.» (p. 37)


Le pagine successive sono dedicate a una sinistra che è diventato il «servo sciocco» del «disegno» globalista (pp. 41 e sgg.). E qui le cose si fanno più interessanti – o, se preferite, inquietanti. Sallusti le chiede: «Se ho capito bene, secondo te c'è un disegno in atto per cambiare la società.»

E lei risponde – scusate la lunga citazione, ma va valutata nella sua interezza, anche perché non solo riprende Lollobrigida e la «sostituzione etnica» ma lo rilancia, accompagnandola con un’espressione («apriti cielo») che nel libro ricorre più volte:


«È l’altra faccia della medaglia buonista, una faccia mostruosa: famiglia, sesso biologico, appartenenza nazionale, fede religiosa, ogni ambito identitario è diventato improvvisamente e velocemente un problema. Tutto ciò che ti definisce, che dice chi sei, è un nemico da abbattere, viceversa tutto ciò che diluisce viene sbandierato come fosse la nuova frontiera del progresso. È un fatto. Guarda, mi ha molto colpito l'enorme polemica sulle parole del ministro Lollobrigida che aveva detto di voler difendere la società italiana dal rischio di una sostituzione etnica. Apriti cielo, si è detto che le sue erano teorie suprematiste, neonaziste e, ovviamente, razziste. Solo che qualcosa non torna.»


E qui, come già il ministro, ci si affida alla Treccani, facendo finta per l’ennesima volta di non capire che quando si parla di «sostituzione etnica» si parla di sostituzione dei bianchi con i neri:


«Etnia e razza sono due parole che significano cose molto diverse. Facciamo un gioco, ti apro il vocabolario Treccani. “Razza: Nell’antropologia fisica del XIX sec. e dei primi decenni del XX, popolazione o gruppo di popolazioni che presentano particolari caratteri fenotipici comuni (colorito della pelle, tipo dei capelli, forma del viso, del naso, degli occhi, ecc.), indipendentemente da nazionalità, lingua, costumi (per es., r. bianca, gialla, nera; r. australiana, sudanese, nilotica, ecc.).” Invece alla voce etnia leggiamo: “In etnologia e antropologia, aggruppamento umano basato su caratteri culturali e linguistici”. La razza è cosa siamo fisicamente, l’etnia è cosa siamo culturalmente.»


«Allora, delle due l’una: o tutti quelli che si sono stracciati le vesti dovrebbero ripassare il sussidiario, oppure per loro è impresentabile sostenere che vogliamo difendere la nostra identità culturale. Ma in questo caso dovrebbero andare fino in fondo e spiegare agli italiani che considerano un bene sostituire la loro lingua e la loro cultura. Poi si può certamente discutere se sia stato opportuno utilizzare quella locuzione, ma non per il significato in sé, solo perché la definizione di sostituzione etnica è uno di quei casi in cui la sinistra è riuscita a vincere la guerra delle parole.»


La manipolazione è totale/1. L’espressione risale a un estremista di destra francese che si chiama Renaud Camus (che fa sponda con il famigerato Piano Kalergi del negazionista austriaco Gerd Honsik, perché evidentemente non è più un problema nemmeno citare la galassia nazistoide). La teoria cospirazionistica di cui stiamo parlando è un riferimento per tutta l’estrema destra internazionale e anche per chi in nome del suprematismo ha commesso attentati terroristici (vi dicono qualcosa Utøya, Pittsburgh, Christchurch, Buffalo?). Ci siamo preoccupati in passato per Trump e Bolsonaro, ora possiamo farlo anche per chi guida il governo italiano.


La manipolazione è totale/2. Meloni, nel citare la voce “Razza” della Treccani, evita di proseguire, non si spinge oltre i «primi decenni del XX secolo». Treccani prosegue infatti specificando:


«Tale suddivisione della specie umana ha costituito il preteso fondamento scientifico per una concezione delle r. umane come gruppi intrinsecamente differenti e da porre in rapporto gerarchico l’uno rispetto all’altro; in partic., con riferimento ai principî e alla prassi del nazifascismo, e più in generale di ogni forma di razzismo: le r. inferiori, superiori; la difesa della r. (ariana, bianca); discriminazioni di razza. Oggi il concetto di razza umana è considerato destituito di validità scientifica, dacché l’antropologia fisica e l’evoluzionismo hanno dimostrato che non esistono gruppi razziali fissi o discontinui.»


Il ragionamento, se così si può chiamare, di Meloni contiene poi un’altra stortura da estremisti di destra, perché la cultura e la lingua delle persone che arrivano in Italia non è affatto in sostituzione dell’italiano. Le bambine e i bambini che questa destra si ostina a considerare stranieri studiano l’italiano e crescono nelle nostre comunità. Diventeranno italiani a tutti gli effetti, conservando, certo, elementi della propria cultura di provenienza e dalla storia della loro famiglia (perché la famiglia è importante, giusto?). Affermare cose del genere significa non credere affatto nella possibilità di una vera convivenza e negare che il corso delle cose possa portare all’incontro tra le persone, se le loro provenienze sono diverse. Oltre a negare il vero punto, quello centrale, della questione: tutte e tutti noi – compresi gli italiani “purosangue” – conteniamo più identità che si stratificano e mescolano. Voi che leggete, vi sentiti più legati al luogo di nascita di un genitore o dell’altro? O al vostro, di luogo di nascita? Più italiani o più europei? Le risposte che possiamo dare cambiano col passare del tempo, in base a come noi stessi costruiamo la nostra identità, tenendo assieme tutti questi pezzetti. Le identità somigliano più a un mosaico, che a un monolite. Per Meloni, come per tutta questa letteratura, chi è straniero rimane straniero per generazioni. Per sempre.


Ma poi c’è il capolavoro (pp. 48-49): il caso della Moldova. Leggete attentamente:


«L’immigrazione illegale di massa è uno degli strumenti principali della guerra contro le identità. Non è un caso che le campagne immigrazioniste della sinistra siano rivolte esclusivamente a un'immigrazione extraeuropea, quando anche in Europa ci sono persone che vivono in una condizione di povertà paragonabile a quelle di molti africani.

Sapevi che la Moldova, ad esempio, ha un reddito pro capite inferiore a quello di gran parte dei Paesi del Nord Africa? Eppure non ho sentito nessuno stracciarsi le vesti per favorire l'immigrazione moldava. E ti sei chiesto perché? Perché il moldavo, in quanto europeo, è troppo affine alla nostra cultura. E, dunque, non è funzionale al disegno del cosiddetto melting pot, cioè di mescolare il più possibile per diluire. E molto più funzionale a questo disegno il migrante africano. E poco importa se il migrante africano o mediorientale o dell’Asia centrale e meridionale rischia di integrarsi più difficilmente. Perché anche qui, c'è un possibile beneficio occulto per le grandi concentrazioni economiche: più avrai difficoltà a integrarti, più accetterai condizioni di vita e di lavoro precarie, creando inevitabilmente una competizione al ribasso. In sintesi, la domanda che voglio fare è questa: non è che chi spinge per una immigrazione di massa e incontrollata solo da alcune aree del mondo ha due obiettivi occulti, cioè snaturare l'identità delle nazioni e rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori?»


A parte che l’assoluta maggioranza degli immigrati che si sono trasferiti in Italia proviene da paesi europei e Meloni dovrebbe saperlo, la domanda da fare a lei, a Camus e a tutti i fascisti in giro per il mondo è: «chi è che spinge?» e, quindi, «chi li sceglie?».


En passant, una precisazione, a proposito dell’assurdità di ciò che Meloni afferma: secondo il Fondo monetario internazionale, il PIL pro capite della Moldavia è pari a 3.190 dollari e i moldavi presenti in Italia sono 115mila (ISTAT, 2022), che li porta ad essere il dodicesimo gruppo nazionale per consistenza numerica. I nigeriani sono 119mila, e il PIL pro capite della Nigeria è 1.565 dollari. I cittadini del Bangladesh sono 159mila; PIL pro capite 1.749 dollari. Il PIL pro capite dell’Etiopia è pari a 772 dollari. Quello dell’Eritrea a 332 dollari.


Dopo qualche riga, la domanda gliela fa Sallusti, con parole sue, diciamo «Ragionando di grandi poteri finanziari che spingono per l'immigrazione incontrollata si finisce inevitabilmente a parlare di George Soros... è lui il grande burattinaio?»

Meloni risponde: «Non voglio personalizzare, anche perché come tocchi George Soros da sinistra scatta una levata di scudi che normalmente parte dall'accusa di complottismo e finisce in insinuazioni ben più gravi. Non credo ai burattinai ma…»


Tengo i puntini di sospensione perché, in un caso analogo, parlando del Venezuela (!) e dell’immigrazione cristiana che a Meloni piace e che invece “qualcuno” non apprezza, la stessa Meloni aveva parlato di «grandi burattinai», proprio in questo senso. E li lascio, i puntini, perché il “ma” è sempre il punto di svolta di tutte queste argomentazioni. Che negano per affermare, che ribaltano per confondere. Un’avversativa, come Meloni si rappresenta, contro nemici che non sa definire e contro processi che descrive in modo ideologico e ricorrendo alla peggiore propaganda degli ultras.

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