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Siria, le vittime dimenticate

Aggiornamento: 21 mar 2023



«In Siria c’è un conflitto, il confine non è più attendibile, non è più definito, non è quello che vediamo sulle cartine, ed essendo la Siria isolata dal consesso internazionale, la quasi totalità degli aiuti alle popolazioni terremotate cade sul lato turco, mentre l’apocalisse umanitaria non fa distinzioni di passaporto»: così Arianna Martini, Presidente di Support and Sustain Children (www.supportandsustainchildren.org), Onlus che da tempo opera in particolare sul teatro del conflitto siriano, ma anche in Iraq, Giordania, Grecia e nei Balcani.

L’organizzazione di SSCH ci ha contattato con un appello disperato, chiedendo di parlare della situazione in corso dopo il terremoto che ha colpito Turchia e Siria, in particolare per denunciare la grande difficoltà di intervenire sul lato siriano, una tragedia quasi subito scomparsa dal radar dei media occidentali, compresi quelli italiani. Un’emergenza che riguarda moltissimi bambini, quelli estratti dalle macerie e rimasti orfani, giacché il sisma ha ucciso tutto il resto della loro famiglia, e di cui abbiamo scritto più diffusamente sull’ultimo numero di Ossigeno.


Quella zona di confine, segnata dalla guerra, «è come se non esistesse. Ufficialmente, e intendo dal punto di vista dei confini riconosciuti in sede internazionale, si tratta di territorio siriano. Il governo siriano non piace a nessuno o quasi, nel mondo, è molto isolato, ma in questa situazione l’isolamento lo pagano le vittime. Inoltre, si tratta di porzioni di terra che più o meno sono passate sotto il controllo turco, si batte moneta turca e sventolano bandiere della Turchia, ma Erdogan non ha nessun interesse a farvi confluire gli aiuti che sta ricevendo», spiega ancora Arianna Martini. SSCH al momento segue 150 nuclei di orfani: «nuclei nel senso di singole situazioni in cui vengono raccolti minori che non hanno più i genitori, non hanno più nulla, perché dopo le case crollate, dopo che le famiglie sono state distrutte dal sisma, quelli che rimangono sono soprattutto i più piccoli, soli. E abbiamo bisogno che se ne parli, perché occorre intervenire velocemente, perché la situazione è grave oltre ogni immaginazione, e perché solo facendola conoscere si può davvero provare a fornire un aiuto concreto».



La foto a corredo di questo servizio, fornita da Support and Sustain Children, è di Paolo Messina

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