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  • Immagine del redattore Paolo Cosseddu

Vizi privati, pubbliche virtù



Se è vero che quel video in cui una benestante coppia sabauda è protagonista di una festa per una volta davvero a sorpresa, quello di cui tutti parlano, è pornografia, allora forse bisognerebbe a un certo punto della fiumana di reazioni fortissime che sono piovute da una parte e dall’altra fare mezza riflessione sul fatto che la pornografia è di gran lunga il consumo culturale - diciamo così - di gran lunga più popolare del pianeta. Non conosce barriere di ceto, di razza, di nazione, di lingua, la pornografia, tutti ne fanno uso anche se non per questo ne parlano in giro, non usa, e vabbè, un po’ di pudore è pure comprensibile. Lo è meno, se in fondo le zozzerie piacciono un po’ a tutti, questa voglia continua di fare la morale sulla qualsiasi, quando basterebbe meno, sapete? Ma molto, mooolto meno. Nel caso specifico, ci si può anche fare una risata, amara, giungendo all’unica conclusione possibile, ovvero che le persone, specie nelle relazioni, sono capaci di farsi cose orrende, è così e basta, sempre stato.


Invece no. Bisogna subito cogliere l’occasione per concionare, per puntare il ditino: “Non giudicate, affinché non siate giudicati”, si legge nel Vangelo secondo Matteo, che però non aveva Instagram, povero lui. Altrimenti verrebbe zittito, perché qui c’è di mezzo il bullismo, dicono alcuni, anzi no, perché a parti invertite chissà cosa sarebbe successo, dicono altri. Senso delle proporzioni: non pervenuto. È la cultura del talent show, in cui tutto sommato le esibizioni contano poco, contano i giudizi, e devono essere severi, meglio se implacabili, anche sulle minuzie. Altrimenti, il pubblico perde interesse. Ogni sciocchezza, anche la più risibile bagatella, può essere lo spunto per allargare il discorso a questioni capitali di parità, uguaglianza e convivenza della specie umana. Fate largo al dibattito sui social, ché la missione è altissima, non importa che sia partita da una cacca di cane, anzi, scherziamo? Le cacche di cane sono una cosa serissima. Solo che, viene da chiedersi, se siamo tutti così perfetti nei nostri giudizi, com’è che i marciapiedi ne sono ricoperti? Chi è che le lascia, nottetempo, gli alieni? Insomma, non è che forse questa continua predica su tutto altro non è che verboso esibizionismo, un esercizio che giustifichiamo dicendo di voler in questo modo migliorare il mondo mentre in fondo serve solo a farci stare bene con noi stessi, a farci sentire migliori?


Sul serio, se dovessimo basarci sugli altissimi standard di ciò che la discussione pubblica prescrive, beh, dovremmo vive in Arcadia, nel paradiso in terra. Ma francamente, non pare. E, finché la questione riguarda solo una coppia che si cornifica, transeat, ma quando si tirano in ballo la giustizia sociale, il razzismo, il sessismo, la domanda sorge spontanea: com’è che viviamo in una società che fa più o meno schifo come al solito, se ogni santo giorno i social traboccano di così tanta sensibilità? Non sarà mica che a molti interessa solo esprimersi online, mentre fuori dalla rete sono stronzi come tutti gli altri?

Domanda che si applica perfettamente, ovvio, alla questione delle corna, il più perfetto tra gli esempi, ma anche a tutto il resto, dalle cartacce gettate per strada al riscaldamento globale, dal conto in nero per risparmiare qualche euro alla già citata - proprio lei - cacca di cane, ebbene sì. O magari no, ci sono online e nel mondo reale più santi di quanto non si immagini, ma la domanda è: come sta andando, questa cosa di cambiare il mondo a forza di commenti sui social, funziona? Li vede qualcuno, questi piedistalli? Incidono i predicozzi? O forse si sta solo creando una doppia realtà, una virtuale dagli standard altissimi e difficilissimi, e una più concreta e sbagliata come sempre, di cui però in fondo a nessuno importa? Sembra proprio così.


Purtroppo però, ironicamente, è proprio su questa faccenda che il dibattito non si aprirà, essenzialmente perché in troppi ci campano, sulle tirate giornaliere, se venissero a mancare cesserebbe il loro ruolo nella nostra società. E quindi, avanti il prossimo caso del giorno: la bestia ha fame.


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